Nella mia prima edizione del Pervigilium Veneris il riesame della tradizione manoscritta si era reso necessario per le discordanze rinvenute negli apparati critici delle precedenti edizioni nella registrazione di lezioni o varianti o errori. Il testo è stato tramandato da quattro manoscritti: cioè Salmasianus, nunc Parisinus Latinus 10318 (S), saec. VIII2 (Lowe), VIII-IX (Bischoff, Spallone), pp. 108-112; Parisinus Latinus 8071 (T), saec. IX-X, f. 52r.-v.; Vindobonensis 9401 (V), saec. XVI, ff. 32r.-34v; Ambrosianus S 81 sup (A), saec. XVI, f. 223r-v. Il testo è stato da me stabilito dalla collazione dei quattro mss. S T V A, che si dividono in due rami: S da una parte e TVA dall’altra; risulta poziore S, se teniamo anche conto che alcuni ‘errori’ di S sono, in realtà, spiegabili con il fatto che S usa spesso o per u e viceversa, t per d e viceversa, c per g e viceversa, ed altri ‘errori’ si configurano come casi di dittografia e aplografia (e. g., v. 7 fultassublimi, v. 22 manettute, v. 48 querissororem, v. 39 ferinistragibus, v. 40 uelliterogare). Il mio principio costante è stato quello di rispettare il testo tràdito, nei limiti del possibile, non introducendo correzioni e congetture quando il testo, con opportuni approfondimenti filologici, è spiegabile: ho evitato di ‘normalizzare’ o ‘razionalizzare’ a tutti i costi il testo poetico, modificando la facies della tradizione manoscritta: e. g., non sono intervenuta sul testo tràdito quando questo presenta ripetizioni, in quanto è propriamente tipica del carme la tecnica ripetitiva, anche a livello stilistico. Pertanto nella scelta delle varianti ho accordato fiducia ad S, correggendone gli errori sulla base dell’altro ramo, del quale risulta più corretto V, il cui copista, a mio avviso, opera delle correzioni o servendosi di un altro codice o per congettura. Ho ritenuto di utilizzare il codice mutilo A, sia perché non essendo una copia di T, in caso di errore di T e di coincidenza con V in lezione esatta, concorre alla constitutio textus, sia perché venisse fornito un quadro completo della tr. ms. Tutte le scelte da me effettuate sono analizzate e discusse puntualmente nel commento. Nella presente edizione, il testo del Peruigilium Veneris da me stabilito e la traduzione da me proposta sono invariati rispetto alla prima edizione; l’apparato critico è ampliato per quanto concerne le scelte e le congetture di Editori e di Studiosi; il “Commento” a carattere prevalentemente filologico-linguistico è ampliato; l’“Introduzione”, che comprende i capitoli “Il Peruigilium Veneris: temi e motivi”, “Datazione e autore: status quaestionis”, “Metrica”, “Lingua”, “Stile”, “Tradizione manoscritta”, è ampliata e presenta un nuovo capitolo sullo “Stile”; infine, la “Bibliografia” è ampliata.

Pervigilium Veneris. La Veglia di Venere, Introduzione, edizione critica, traduzione e commento di Carmela Mandolfo, seconda edizione ampliata ("Multa paucis", Collana diretta da G. Salanitro).

MANDOLFO, Carmela
2012-01-01

Abstract

Nella mia prima edizione del Pervigilium Veneris il riesame della tradizione manoscritta si era reso necessario per le discordanze rinvenute negli apparati critici delle precedenti edizioni nella registrazione di lezioni o varianti o errori. Il testo è stato tramandato da quattro manoscritti: cioè Salmasianus, nunc Parisinus Latinus 10318 (S), saec. VIII2 (Lowe), VIII-IX (Bischoff, Spallone), pp. 108-112; Parisinus Latinus 8071 (T), saec. IX-X, f. 52r.-v.; Vindobonensis 9401 (V), saec. XVI, ff. 32r.-34v; Ambrosianus S 81 sup (A), saec. XVI, f. 223r-v. Il testo è stato da me stabilito dalla collazione dei quattro mss. S T V A, che si dividono in due rami: S da una parte e TVA dall’altra; risulta poziore S, se teniamo anche conto che alcuni ‘errori’ di S sono, in realtà, spiegabili con il fatto che S usa spesso o per u e viceversa, t per d e viceversa, c per g e viceversa, ed altri ‘errori’ si configurano come casi di dittografia e aplografia (e. g., v. 7 fultassublimi, v. 22 manettute, v. 48 querissororem, v. 39 ferinistragibus, v. 40 uelliterogare). Il mio principio costante è stato quello di rispettare il testo tràdito, nei limiti del possibile, non introducendo correzioni e congetture quando il testo, con opportuni approfondimenti filologici, è spiegabile: ho evitato di ‘normalizzare’ o ‘razionalizzare’ a tutti i costi il testo poetico, modificando la facies della tradizione manoscritta: e. g., non sono intervenuta sul testo tràdito quando questo presenta ripetizioni, in quanto è propriamente tipica del carme la tecnica ripetitiva, anche a livello stilistico. Pertanto nella scelta delle varianti ho accordato fiducia ad S, correggendone gli errori sulla base dell’altro ramo, del quale risulta più corretto V, il cui copista, a mio avviso, opera delle correzioni o servendosi di un altro codice o per congettura. Ho ritenuto di utilizzare il codice mutilo A, sia perché non essendo una copia di T, in caso di errore di T e di coincidenza con V in lezione esatta, concorre alla constitutio textus, sia perché venisse fornito un quadro completo della tr. ms. Tutte le scelte da me effettuate sono analizzate e discusse puntualmente nel commento. Nella presente edizione, il testo del Peruigilium Veneris da me stabilito e la traduzione da me proposta sono invariati rispetto alla prima edizione; l’apparato critico è ampliato per quanto concerne le scelte e le congetture di Editori e di Studiosi; il “Commento” a carattere prevalentemente filologico-linguistico è ampliato; l’“Introduzione”, che comprende i capitoli “Il Peruigilium Veneris: temi e motivi”, “Datazione e autore: status quaestionis”, “Metrica”, “Lingua”, “Stile”, “Tradizione manoscritta”, è ampliata e presenta un nuovo capitolo sullo “Stile”; infine, la “Bibliografia” è ampliata.
2012
978-88-7796-846-3
Pervigilium Veneris; Edizione critica, Commento; Tradizione manoscritta, Lingua, Stile
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/117174
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