Attraverso l’attaccamento ad un’attività spesso meccanica e ripetitiva il paziente, con questo disturbo, ci comunica di non possedere risorse riflessive, di pensiero, sufficienti a contenere la sua sofferenza. Deve perciò scaricare in azioni compulsive il suo orrore per il rischio più grande, il vuoto interiore. È proprio questa fragilità del giocatore che lo rende ottimo contribuente e cliente assiduo e disponibile di una complessa organizzazione che impegna notevoli risorse e numerosi addetti. Il tema della prevenzione del fenomeno occupa perciò uno spazio ristretto da contraddizioni e da esigenze sociali che rendono la gambling addiction un danno collaterale. Nel testo sono riportate le ricerche degli autori, su campioni di studenti e di soggetti habitué di sale scommesse, da cui emerge la forte associazione del gioco patologico con le altre dipendenze, soprattutto l’abuso di alcool, e il bisogno di trovare nelle sale relazioni sociali, per quanto fittizie. L’analisi dei dati ha reso possibile evidenziare, nei soggetti dipendenti da gioco, i segnali di un umore depressivo di fondo ed il bisogno di esperienze eccitanti che lo contrastino. Più problematica è apparsa la relazione, spesso studiata, fra patologia da gioco e ricerca del rischio, che appare legata sintomaticamente alle operazioni di gioco, ma, al di fuori delle sale, è assente nella vita di gran parte dei soggetti.
Titolo: | Ammalarsi per gioco. Socialità e patologia nelle sale scommesse |
Autori interni: | |
Data di pubblicazione: | 2011 |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/117726 |
ISBN: | 9788877965684 |
Appare nelle tipologie: | 7.1 Curatela |