Mentre i grandi nomi della letteratura siciliana di fine Ottocento e di inizio Novecento sono stati oggetto di approfondite analisi linguistiche, stilistiche e letterarie, i coevi autori minori della produzione popolare sono stati presi in considerazione soprattutto come esponenti di un interessante, seppur marginale, fenomeno sociologico. Eppure si è trattato di autori che hanno attribuito al dialetto un peso centrale e un’interessante funzione ora identitaria, ora di eversione e di esplicito antagonismo rispetto alla tradizione letteraria ufficiale e alla lingua che la veicolava. Il contributo che si propone intende prendere in esame l’attività dei poeti popolari la cui produzione dialettale, legata soprattutto alla circolazione dei libretti “a un soldo” - semplici pubblicazioni molto economiche di poche pagine - era florida ancora in tutta l’isola, così come nel resto d’Italia. Gli scrittori più attivi nell’area catanese a cavallo tra Ottocento e Novecento erano Vito Marino, Santo Battiato, Salvatore Marchese e il più famoso Giuseppe Nicolosi Scandurra. Il loro dialetto, spesso idealizzato da scrittori colti e intellettuali come una fonte di genuinità e di purezza, presentava invece numerose commistioni con una lingua italiana sempre più diffusa e pervasiva, così da caratterizzarsi come un dialetto “in movimento”.

Il dialetto “a un soldo”. Identità ed eversione nella letteratura popo- lare catanese di inizio Novecento

MOTTA, DARIA
2015-01-01

Abstract

Mentre i grandi nomi della letteratura siciliana di fine Ottocento e di inizio Novecento sono stati oggetto di approfondite analisi linguistiche, stilistiche e letterarie, i coevi autori minori della produzione popolare sono stati presi in considerazione soprattutto come esponenti di un interessante, seppur marginale, fenomeno sociologico. Eppure si è trattato di autori che hanno attribuito al dialetto un peso centrale e un’interessante funzione ora identitaria, ora di eversione e di esplicito antagonismo rispetto alla tradizione letteraria ufficiale e alla lingua che la veicolava. Il contributo che si propone intende prendere in esame l’attività dei poeti popolari la cui produzione dialettale, legata soprattutto alla circolazione dei libretti “a un soldo” - semplici pubblicazioni molto economiche di poche pagine - era florida ancora in tutta l’isola, così come nel resto d’Italia. Gli scrittori più attivi nell’area catanese a cavallo tra Ottocento e Novecento erano Vito Marino, Santo Battiato, Salvatore Marchese e il più famoso Giuseppe Nicolosi Scandurra. Il loro dialetto, spesso idealizzato da scrittori colti e intellettuali come una fonte di genuinità e di purezza, presentava invece numerose commistioni con una lingua italiana sempre più diffusa e pervasiva, così da caratterizzarsi come un dialetto “in movimento”.
2015
9788867873838
poesia popolare; Catania; dialetto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/253436
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