Nel presente contributo, si esplorerà l’esperienza dell’identità nell’ambito della comunità segnante a partire dalle nozioni di alterità e di confine. Negli ultimi anni, infatti, concetti come Cultura Sorda, identità ed etnia sono stati utilizzati con l’obiettivo di costruire confini tra le persone sorde segnanti e non segnanti e tra le persone sorde e udenti. Tali concetti hanno contribuito a strutturare nuove categorie di rappresentazione che hanno costruito nuove forme di discriminazione tra i sordi stessi, senza tuttavia riuscire a esprimere la ricchezza dell’esperienza della sordità. Per comprendere le dinamiche legate all’identità occorre tornare alla distinzione tra identità-alterità, liberandosi della nozione di cultura. Sul piano epistemologico, nel servirsi di categorie per definire nozioni complesse e dinamiche come «identità», «cultura», «etnia», corriamo il rischio di costruire categorie ad hoc (Geertz 1999). In questo modo, tali nozioni non solo ci fanno vedere il mondo secondo un frame etnocentrico, ma stabiliscono implicitamente una naturale staticità, unitarietà e uniformità di ciò che in realtà consiste in un processo, costruendo artefatti simbolici che possono diventare strumenti di esclusione/inclusione. Utilizzando una procedura euristica, si analizzeranno le narrazioni della comunità per andare oltre le nozioni largamente utilizzate dai Deaf Studies e esplorare il processo di costruzione identitaria all’interno di una minoranza linguistica che pure condivide tratti identitari con una maggioranza udente, spesso subita come oppressore.

Dalle masse parlanti alle comunità segnanti integrate. Come cambia l'utopia dell'identità

FONTANA, SABINA
2017-01-01

Abstract

Nel presente contributo, si esplorerà l’esperienza dell’identità nell’ambito della comunità segnante a partire dalle nozioni di alterità e di confine. Negli ultimi anni, infatti, concetti come Cultura Sorda, identità ed etnia sono stati utilizzati con l’obiettivo di costruire confini tra le persone sorde segnanti e non segnanti e tra le persone sorde e udenti. Tali concetti hanno contribuito a strutturare nuove categorie di rappresentazione che hanno costruito nuove forme di discriminazione tra i sordi stessi, senza tuttavia riuscire a esprimere la ricchezza dell’esperienza della sordità. Per comprendere le dinamiche legate all’identità occorre tornare alla distinzione tra identità-alterità, liberandosi della nozione di cultura. Sul piano epistemologico, nel servirsi di categorie per definire nozioni complesse e dinamiche come «identità», «cultura», «etnia», corriamo il rischio di costruire categorie ad hoc (Geertz 1999). In questo modo, tali nozioni non solo ci fanno vedere il mondo secondo un frame etnocentrico, ma stabiliscono implicitamente una naturale staticità, unitarietà e uniformità di ciò che in realtà consiste in un processo, costruendo artefatti simbolici che possono diventare strumenti di esclusione/inclusione. Utilizzando una procedura euristica, si analizzeranno le narrazioni della comunità per andare oltre le nozioni largamente utilizzate dai Deaf Studies e esplorare il processo di costruzione identitaria all’interno di una minoranza linguistica che pure condivide tratti identitari con una maggioranza udente, spesso subita come oppressore.
2017
978-88-97461-98-2
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