Parafrasando il titolo di una famosa monografia di ispirazione femminista (S. Horner, The Discourse of Enclosure, 2001) si potrebbe dire che la storia delle donne nella medievistica e, segnatamente, negli studi di anglosassone, è un «discorso» di (passata) esclusione e di (recente) inclusione. È risaputo, ad esempio, che la poesia degli Anglosassoni sia eroica nello stile e che abbia la sua collocazione naturale nel mondo maschile del comitatus: le donne dunque vi avrebbero una funzione e un ruolo marginali, essendo, per definizione, «escluse» da una partecipazione attiva alla società bellicosa delle origini. Esistono tuttavia delle eccezioni, marginalizzate in passato dalla critica mascolinista, che attestano l’esistenza di figure femminili significative nella poesia inglese antica e ci consentono di ascoltare voci di donne che esprimono un idioma ancora attuale di desiderio e passione.
Quando i gender studies incontrano il Medioevo: voci femminili nella lirica anglosassone
Concetta Sipione
2017-01-01
Abstract
Parafrasando il titolo di una famosa monografia di ispirazione femminista (S. Horner, The Discourse of Enclosure, 2001) si potrebbe dire che la storia delle donne nella medievistica e, segnatamente, negli studi di anglosassone, è un «discorso» di (passata) esclusione e di (recente) inclusione. È risaputo, ad esempio, che la poesia degli Anglosassoni sia eroica nello stile e che abbia la sua collocazione naturale nel mondo maschile del comitatus: le donne dunque vi avrebbero una funzione e un ruolo marginali, essendo, per definizione, «escluse» da una partecipazione attiva alla società bellicosa delle origini. Esistono tuttavia delle eccezioni, marginalizzate in passato dalla critica mascolinista, che attestano l’esistenza di figure femminili significative nella poesia inglese antica e ci consentono di ascoltare voci di donne che esprimono un idioma ancora attuale di desiderio e passione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.