Dire che i migranti rappresentano una categoria d’intervistati potenzialmente problematica tout court equivarrebbe ad affermare una banalità. Ciascuno è unico, ha un’esperienza di vita singolare ed è portatore di una cultura, che può essere una fonte di ricchezza dalla quale attingere nuove conoscenze, a prescindere dalla sua condizione o meno di migrante. Dire piuttosto che i migranti rappresentano una categoria d’intervistati che richiede “speciale” accuratezza nella relazione/comunicazione d’intervista, nell’interpretazione e nella traduzione culturale dei contenuti introduce ai temi su cui s’imbastiscono le seguenti riflessioni. Riflessioni che s’interrogano sul grado di accuratezza, ‘sensibilità’ e ‘competenza’ culturale di cui il ricercatore sociale dovrebbe essere dotato nell’incontro con la diversità e con i soggetti portatori di tale diversità. Come evidenziato già da altri, il problema più grande riguarda la possibilità di comprendere e di tradurre tali differenze culturalmente. Indicato come problema di ‘sociolinguistica’ il tema dell’equivalenza dei significati emerge in modo esplicito nell’ambito della ricerca comparata transculturale o nelle interviste ai migranti, dove la necessità di tradurre da una lingua all’altra è soltanto l’aspetto più evidente della necessità di tradurre da una cultura all’altra. Non sempre l’uniformità degli stimoli implica, infatti, uguaglianza dei significati: una stessa domanda può essere, ad esempio, diversamente interpretata da soggetti diversi, senza che questi debbano appartenere necessariamente a una cultura “altra” o parlare una lingua diversa da quella del ricercatore/intervistatore. Asserire che questo può comportare distorsioni comunicative è solo una delle ricadute negative sulla qualità della rilevazione e del dato. Altri problemi dovranno, infatti, essere rintracciati per esempio nella relazione d’intervista, che si definisce a priori spuria da pregiudizi etnici, ma che non è indubbio che lo sia. Tale relazione può essere pure influenzata da elementi di contesto e personali, tra cui, ad esempio, il fatto che per la maggioranza dei migranti partecipare a un colloquio d’intervista è una perdita di tempo, condizione che potrebbe fortemente influenzare sia la stessa relazione sia i contenuti della rilevazione. Questi e altri problemi saranno osservati come conseguenza dei sostanziali cambiamenti nella società contemporanea che chiedono maggiore accortezza nella costruzione del disegno della ricerca sociale e nell’utilizzo delle tecniche, l’intervista in particolare intesa nelle sue diverse accezioni. Non ultimo, relativamente al caso trattato, emergeranno una serie di interrogativi circa l’approccio più vantaggioso per il superamento dei suddetti problemi e i possibili accorgimenti utili a rendere la relazione di intervista e il colloquio con il migrante il più inter-culturale possibile, nel senso di scambio tra pari, di equivalenza dei significati e di possibile traduzione in senso culturale delle informazioni e/o narrato.

Il “caso speciale” dell’intervista al migrante. Problemi metodologici e riflessioni sparse

Daher L. M.
2019-01-01

Abstract

Dire che i migranti rappresentano una categoria d’intervistati potenzialmente problematica tout court equivarrebbe ad affermare una banalità. Ciascuno è unico, ha un’esperienza di vita singolare ed è portatore di una cultura, che può essere una fonte di ricchezza dalla quale attingere nuove conoscenze, a prescindere dalla sua condizione o meno di migrante. Dire piuttosto che i migranti rappresentano una categoria d’intervistati che richiede “speciale” accuratezza nella relazione/comunicazione d’intervista, nell’interpretazione e nella traduzione culturale dei contenuti introduce ai temi su cui s’imbastiscono le seguenti riflessioni. Riflessioni che s’interrogano sul grado di accuratezza, ‘sensibilità’ e ‘competenza’ culturale di cui il ricercatore sociale dovrebbe essere dotato nell’incontro con la diversità e con i soggetti portatori di tale diversità. Come evidenziato già da altri, il problema più grande riguarda la possibilità di comprendere e di tradurre tali differenze culturalmente. Indicato come problema di ‘sociolinguistica’ il tema dell’equivalenza dei significati emerge in modo esplicito nell’ambito della ricerca comparata transculturale o nelle interviste ai migranti, dove la necessità di tradurre da una lingua all’altra è soltanto l’aspetto più evidente della necessità di tradurre da una cultura all’altra. Non sempre l’uniformità degli stimoli implica, infatti, uguaglianza dei significati: una stessa domanda può essere, ad esempio, diversamente interpretata da soggetti diversi, senza che questi debbano appartenere necessariamente a una cultura “altra” o parlare una lingua diversa da quella del ricercatore/intervistatore. Asserire che questo può comportare distorsioni comunicative è solo una delle ricadute negative sulla qualità della rilevazione e del dato. Altri problemi dovranno, infatti, essere rintracciati per esempio nella relazione d’intervista, che si definisce a priori spuria da pregiudizi etnici, ma che non è indubbio che lo sia. Tale relazione può essere pure influenzata da elementi di contesto e personali, tra cui, ad esempio, il fatto che per la maggioranza dei migranti partecipare a un colloquio d’intervista è una perdita di tempo, condizione che potrebbe fortemente influenzare sia la stessa relazione sia i contenuti della rilevazione. Questi e altri problemi saranno osservati come conseguenza dei sostanziali cambiamenti nella società contemporanea che chiedono maggiore accortezza nella costruzione del disegno della ricerca sociale e nell’utilizzo delle tecniche, l’intervista in particolare intesa nelle sue diverse accezioni. Non ultimo, relativamente al caso trattato, emergeranno una serie di interrogativi circa l’approccio più vantaggioso per il superamento dei suddetti problemi e i possibili accorgimenti utili a rendere la relazione di intervista e il colloquio con il migrante il più inter-culturale possibile, nel senso di scambio tra pari, di equivalenza dei significati e di possibile traduzione in senso culturale delle informazioni e/o narrato.
2019
9788863182217
metodologia, quantità e qualità, migrazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/362349
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