Il contributo si focalizza su alcuni aspetti del canzoniere di Gaspara Stampa meno trattati dalla critica; in particolare si evidenzia l’influenza che la letteratura spirituale e mistica, non nella sua corrente speculativa bensì in quella più emotiva e sponsale, può aver avuto sulla poetessa. Gaspara avrebbe, infatti, potuto approfondire la lettura di questi testi in corrispondenza della crisi vissuta nel 1544 a seguito di alcuni lutti che la provarono profondamente, portandola ad accostarsi alla congregazione religiosa delle angeliche guidate da Paola Antonia Negri. Sono così rintracciabili nelle Rime i riferimenti all’ineffabilità del sentimento amoroso che si accompagna all’annullamento dell’amante nella pura visione estatica dell’amato, ma anche il riferimento neoplatonico-cristiano alla vista interna che supera nel processo di conoscenza quella puramente esteriore, o il concetto della progressiva ascesi dell’amante che tuttavia, in modo originale, rifiuta la visione negativa dell’eros, anzi riabilita il corpo e la sua intrinseca capacità di pervenire alla sapienza. Attraverso il recupero del discorso sacro e il suo accostamento a quello amoroso, sostenuta da un’attenta rilettura delle Scritture, infatti, sembra che la poetessa abbia arricchito il proprio repertorio poetico e retorico edificando se stessa quale exemplum, per i posteri, di fede e costanza nella religione d’Amore, divinità pagana vestita però di attributi cristologici, fino a giungere alla celebrazione di un culto ambiguo dell’io poetico che si configura a tratti come speculare alla divinità neotestamentaria.

Gaspara Stampa tra inquietudini spirituali ed eredità mistica

Agnese Amaduri
2015-01-01

Abstract

Il contributo si focalizza su alcuni aspetti del canzoniere di Gaspara Stampa meno trattati dalla critica; in particolare si evidenzia l’influenza che la letteratura spirituale e mistica, non nella sua corrente speculativa bensì in quella più emotiva e sponsale, può aver avuto sulla poetessa. Gaspara avrebbe, infatti, potuto approfondire la lettura di questi testi in corrispondenza della crisi vissuta nel 1544 a seguito di alcuni lutti che la provarono profondamente, portandola ad accostarsi alla congregazione religiosa delle angeliche guidate da Paola Antonia Negri. Sono così rintracciabili nelle Rime i riferimenti all’ineffabilità del sentimento amoroso che si accompagna all’annullamento dell’amante nella pura visione estatica dell’amato, ma anche il riferimento neoplatonico-cristiano alla vista interna che supera nel processo di conoscenza quella puramente esteriore, o il concetto della progressiva ascesi dell’amante che tuttavia, in modo originale, rifiuta la visione negativa dell’eros, anzi riabilita il corpo e la sua intrinseca capacità di pervenire alla sapienza. Attraverso il recupero del discorso sacro e il suo accostamento a quello amoroso, sostenuta da un’attenta rilettura delle Scritture, infatti, sembra che la poetessa abbia arricchito il proprio repertorio poetico e retorico edificando se stessa quale exemplum, per i posteri, di fede e costanza nella religione d’Amore, divinità pagana vestita però di attributi cristologici, fino a giungere alla celebrazione di un culto ambiguo dell’io poetico che si configura a tratti come speculare alla divinità neotestamentaria.
2015
9788896950906
Cinquecento, Petrarchismo, Eterodossia, Donna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/370334
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