ROSALBA GALVAGNO I traumi della storia dai desastres di Francisco Goya alle ekphraseis di Vincenzo Consolo Uno dei punti massimi, per intensità patemica, della traduzione del Reale effettuata dalla scrittura di Vincenzo Consolo, viene raggiunto nel settimo capitolo (Memoria) del Sorriso dell’ignoto marinaio (1976), dove il barone Enrico Pirajno Mandralisca intende riferire gli avvenimenti cruenti della rivolta di Alcàra Li Fusi del 17 maggio 1860 di cui egli stesso è stato testimone oculare, all’amico Giovanni Interdonato, Procuratore Generale della Gran Corte di Messina, per persuaderlo ad assolvere i rivoltosi superstiti di quell’eccidio. Mandralisca descriverà i fatti di Alcàra, darà ordine e forma allo spettacolo di orrore cui si è trovato ad assistere a rivolta cessata, dopo i quaranta giorni trascorsi nel rifugio forzato presso il romitorio di Santo Nicolò custodito da frate Nunzio, l’eremita pazzo a cui è dedicato il terzo capitolo del romanzo (Morti sacrata) introdotto da un’eloquente epigrafe tratta da Los desastres de la guerra di Francisco Goya: «Tristes presentimientos de lo que ha de acontecer». Le didascalie di altri nove (in realtà dodici) disastri di Goya serviranno a scandire, successivamente, quasi l’intera trama del settimo capitolo del romanzo. Se le didascalie goyesche assolvono a una fondamentale scansione ritmica, inscrivendo nell’ordine metrico e musicale della sintassi l’orrore della strage, permettono al contempo di rappresentare – attraverso le ekphraseis dei disastri di Goya – la «spaventosa scena» della strage, altrimenti non rappresentabile o difficilmente rappresentabile.
ROSALBA GALVAGNO, «Murio la verdad» «Muriu ’a virità»: i traumi del Desiderio e i traumi della Storia. Dai Desastres di Francisco Goya alle Ecfrasi di Vincenzo Consolo, in La modernità letteraria e le declinazioni del visivo. Arti, Cinema, Fotografia e nuove tecnologie, Atti del XIX Convegno Internazionale della MOD, 22-24 Giugno 2017, a cura di Riccardo Gasperina Geroni e Filippo Milani, Tomo I, Edizioni ETS, Pisa, pp. 303-309.
Rosalba Galvagno
2019-01-01
Abstract
ROSALBA GALVAGNO I traumi della storia dai desastres di Francisco Goya alle ekphraseis di Vincenzo Consolo Uno dei punti massimi, per intensità patemica, della traduzione del Reale effettuata dalla scrittura di Vincenzo Consolo, viene raggiunto nel settimo capitolo (Memoria) del Sorriso dell’ignoto marinaio (1976), dove il barone Enrico Pirajno Mandralisca intende riferire gli avvenimenti cruenti della rivolta di Alcàra Li Fusi del 17 maggio 1860 di cui egli stesso è stato testimone oculare, all’amico Giovanni Interdonato, Procuratore Generale della Gran Corte di Messina, per persuaderlo ad assolvere i rivoltosi superstiti di quell’eccidio. Mandralisca descriverà i fatti di Alcàra, darà ordine e forma allo spettacolo di orrore cui si è trovato ad assistere a rivolta cessata, dopo i quaranta giorni trascorsi nel rifugio forzato presso il romitorio di Santo Nicolò custodito da frate Nunzio, l’eremita pazzo a cui è dedicato il terzo capitolo del romanzo (Morti sacrata) introdotto da un’eloquente epigrafe tratta da Los desastres de la guerra di Francisco Goya: «Tristes presentimientos de lo que ha de acontecer». Le didascalie di altri nove (in realtà dodici) disastri di Goya serviranno a scandire, successivamente, quasi l’intera trama del settimo capitolo del romanzo. Se le didascalie goyesche assolvono a una fondamentale scansione ritmica, inscrivendo nell’ordine metrico e musicale della sintassi l’orrore della strage, permettono al contempo di rappresentare – attraverso le ekphraseis dei disastri di Goya – la «spaventosa scena» della strage, altrimenti non rappresentabile o difficilmente rappresentabile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.