Prendi la tua mano e ponila sopra i tuoi occhi aperti. Allarga leggermente le dita e osserva. Ciò che sta facendo il tuo sguardo è smaterializzare il limite, è guardare attraverso. L’equilibrio, la danza tra i vuoti e i pieni, permette all’iride di addentrarsi e al contempo di resistere. Come osservando dal mirino di una cinepresa lo sguardo è rivolto alla ricerca dell’orizzonte. Si arresta al confine se incontra la solidità della materia. Si rivolge all’orizzonte se incontra vuoti. Si tratta di spazi intermedi, di spazi sospesi, di spazi frammentati, di bordi multipli. Nessuna gerarchia. In architettura, il caleidoscopio di particelle di cui è composto lo spessore del confine è controllato dalla dimensione delle singole parti, dalla proporzione fra gli elementi. L’architetto giapponese Kengo Kuma per il museo di Hiroshige Ando, maestro di stampe ukiyo-e, crea pareti diaframma in cui singole particelle, singole lamelle di legno, restituiscono profondità spaziale allo spessore della parete. La solidità materica, la continuità architettonica che traspare all’esterno è tradita e frammentata all’interno. Come fosse una radiografia ai raggi x, il microcosmo è scrutato. Ciò che della materia era invisibile è adesso reso visibile e penetrabile. Sottendono tale figurazione, tre principi della tradizione giapponese: Ma, Oku e Miegakure.
Smaterializzare il limite. Guardare attraverso
nicolosi grazia maria
2020-01-01
Abstract
Prendi la tua mano e ponila sopra i tuoi occhi aperti. Allarga leggermente le dita e osserva. Ciò che sta facendo il tuo sguardo è smaterializzare il limite, è guardare attraverso. L’equilibrio, la danza tra i vuoti e i pieni, permette all’iride di addentrarsi e al contempo di resistere. Come osservando dal mirino di una cinepresa lo sguardo è rivolto alla ricerca dell’orizzonte. Si arresta al confine se incontra la solidità della materia. Si rivolge all’orizzonte se incontra vuoti. Si tratta di spazi intermedi, di spazi sospesi, di spazi frammentati, di bordi multipli. Nessuna gerarchia. In architettura, il caleidoscopio di particelle di cui è composto lo spessore del confine è controllato dalla dimensione delle singole parti, dalla proporzione fra gli elementi. L’architetto giapponese Kengo Kuma per il museo di Hiroshige Ando, maestro di stampe ukiyo-e, crea pareti diaframma in cui singole particelle, singole lamelle di legno, restituiscono profondità spaziale allo spessore della parete. La solidità materica, la continuità architettonica che traspare all’esterno è tradita e frammentata all’interno. Come fosse una radiografia ai raggi x, il microcosmo è scrutato. Ciò che della materia era invisibile è adesso reso visibile e penetrabile. Sottendono tale figurazione, tre principi della tradizione giapponese: Ma, Oku e Miegakure.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.