Il saggio prende le mosse muovendosi nell’alveo dell’approccio sociologicamente orientato e con un inquadramento socio-territoriale. Con particolare riferimento alla società italiana, l’attenzione è rivolta alla femminilizzazione dei processi migratori, nonché alle pratiche di sfruttamento in agricoltura alle quali sono sottoposte le migranti. Il saggio – dopo aver richiamato la prospettiva degli women studies – si sofferma su quanto sia cresciuta negli ultimi decenni la domanda di donne straniere nei lavori di cura da parte dei Paesi più sviluppati, che registrano un indebolimento del welfare nell’offrire servizi di assistenza alla persona. Donne immigrate di frequente costrette a vivere in situazioni di isolamento, proprio a causa di mansioni lavorative svolte in ambito domestico; condizioni che si acutizzano se si trovano anche in uno status di irregolarità. La riflessione prosegue con le caratteristiche dell’inchiesta sociale, sottolineando il doppio sfruttamento – agricolo e sessuale – al quale sono sottoposte le donne straniere impiegate in agricoltura. Un settore che usa violenza sempre più frequentemente anche sulle donne autoctone. Il saggio si conclude avanzando una proposta progettuale, ossia trasformare l’infiltrazione mafiosa nel settore agricolo in una “risorsa”. Si tratterebbe di destinare i terreni agricoli confiscati alle mafie in un bene comune sul quale attori pubblici e imprese cooperative potrebbero investire per farne strumenti di inclusione socioeconomica dei migranti e degli autoctoni, innescando, altresì, processi di sviluppo territoriale.
Donne straniere immigrate, mondo del lavoro e pratiche di sfruttamento in agricoltura
Colloca Carlo
2020-01-01
Abstract
Il saggio prende le mosse muovendosi nell’alveo dell’approccio sociologicamente orientato e con un inquadramento socio-territoriale. Con particolare riferimento alla società italiana, l’attenzione è rivolta alla femminilizzazione dei processi migratori, nonché alle pratiche di sfruttamento in agricoltura alle quali sono sottoposte le migranti. Il saggio – dopo aver richiamato la prospettiva degli women studies – si sofferma su quanto sia cresciuta negli ultimi decenni la domanda di donne straniere nei lavori di cura da parte dei Paesi più sviluppati, che registrano un indebolimento del welfare nell’offrire servizi di assistenza alla persona. Donne immigrate di frequente costrette a vivere in situazioni di isolamento, proprio a causa di mansioni lavorative svolte in ambito domestico; condizioni che si acutizzano se si trovano anche in uno status di irregolarità. La riflessione prosegue con le caratteristiche dell’inchiesta sociale, sottolineando il doppio sfruttamento – agricolo e sessuale – al quale sono sottoposte le donne straniere impiegate in agricoltura. Un settore che usa violenza sempre più frequentemente anche sulle donne autoctone. Il saggio si conclude avanzando una proposta progettuale, ossia trasformare l’infiltrazione mafiosa nel settore agricolo in una “risorsa”. Si tratterebbe di destinare i terreni agricoli confiscati alle mafie in un bene comune sul quale attori pubblici e imprese cooperative potrebbero investire per farne strumenti di inclusione socioeconomica dei migranti e degli autoctoni, innescando, altresì, processi di sviluppo territoriale.File | Dimensione | Formato | |
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