Nella raccolta di fiabe Jinnistan. Fiabe, la prosa rococò di Wieland ci trasporta in un mondo incantato, dove l’antico Oriente, mediato da Le mille e una notte, insieme all’Egitto dei misteri, affiorano attraverso una coulisse settecentesca d’ispirazione francese, popolata da geni, fate, maghi, ondine, silfidi, principi e regine, insieme a creature d’invenzione, unicorni e draghi alati, talismani, orologi che si trasformano in splendide fanciulle, statue che si animano, mostruose figure che assumono tratti umani e delicatissimi. La metamorfosi è il tema ricorrente, non solo come espediente narrativo, quanto anche come veicolo di uno dei concetti fondamentali che stanno a cuore a Wieland, ovvero quello dell’evoluzione dell’essere umano verso un orizzonte di perfettibilità che la realtà sembra negare, ma che la natura vivente e palpitante delle creature fantastiche fa emergere come unico vero scopo dell’esistenza. Questo filo conduttore, che si manifesta tanto a livello tematico, quanto come dinamica narrativa, viene ripreso da Emanuel Schikaneder nella complessa elaborazione tematica de Il flauto magico, Singspiel ricco di simboli, geroglifici, riti e misteri, culminanti nella raffigurazione dell’umanità nei suoi più elevati raggiungimenti spirituali. Il libretto, frutto della collaborazione di Emanuel Schikaneder con Wolfgang Amadeus Mozart, per irripetibile miracolo d’arte e ispirazione, assurge a rarefatta translitterazione dei più nobili ideali illuministico-massonici di compiuta umanità, fratellanza, libertà, perfettibilità del genere umano, sogno di un destino di felicità universale, celebrazione rituale di purificazione ed elevazione, essenza del teatro nelle sue più arcaiche valenze pedagogiche e nella sua più moderna progettualità utopica.

Postilla mozartiana

Grazia Pulvirenti
Primo
2020-01-01

Abstract

Nella raccolta di fiabe Jinnistan. Fiabe, la prosa rococò di Wieland ci trasporta in un mondo incantato, dove l’antico Oriente, mediato da Le mille e una notte, insieme all’Egitto dei misteri, affiorano attraverso una coulisse settecentesca d’ispirazione francese, popolata da geni, fate, maghi, ondine, silfidi, principi e regine, insieme a creature d’invenzione, unicorni e draghi alati, talismani, orologi che si trasformano in splendide fanciulle, statue che si animano, mostruose figure che assumono tratti umani e delicatissimi. La metamorfosi è il tema ricorrente, non solo come espediente narrativo, quanto anche come veicolo di uno dei concetti fondamentali che stanno a cuore a Wieland, ovvero quello dell’evoluzione dell’essere umano verso un orizzonte di perfettibilità che la realtà sembra negare, ma che la natura vivente e palpitante delle creature fantastiche fa emergere come unico vero scopo dell’esistenza. Questo filo conduttore, che si manifesta tanto a livello tematico, quanto come dinamica narrativa, viene ripreso da Emanuel Schikaneder nella complessa elaborazione tematica de Il flauto magico, Singspiel ricco di simboli, geroglifici, riti e misteri, culminanti nella raffigurazione dell’umanità nei suoi più elevati raggiungimenti spirituali. Il libretto, frutto della collaborazione di Emanuel Schikaneder con Wolfgang Amadeus Mozart, per irripetibile miracolo d’arte e ispirazione, assurge a rarefatta translitterazione dei più nobili ideali illuministico-massonici di compiuta umanità, fratellanza, libertà, perfettibilità del genere umano, sogno di un destino di felicità universale, celebrazione rituale di purificazione ed elevazione, essenza del teatro nelle sue più arcaiche valenze pedagogiche e nella sua più moderna progettualità utopica.
2020
9788857564197
Wieland, Mozart, metamorfosi, Le mille e una notte
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/500146
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