Il saggio costituisce il 2° capitolo del volume “L’onda invisibile. Rumeni e tunisini nell’agricoltura siciliana” (Cortese A., Palidda R., a cura di, 2020), che presenta i risultati di una ricerca sui processi di inserimento sociale e occupazionale di immigrati rumeni e tunisini impiegati nella serricoltura della fascia trasformata ragusana. Il capitolo è introdotto da una rassegna della letteratura sul nesso strutturale fra innovazione produttiva e sfruttamento allargato di manodopera straniera flessibile e a basso costo, che si è progressivamente consolidato nelle aree ad agricoltura specializzata del Sud Europa, rispondendo alle sfide indotte dalla ristrutturazione del mercato globale del cibo e dalla defamilizzazione delle imprese contadine. Rispetto a questo quadro vengono analizzate le caratteristiche e i meccanismi di differenziazione della domanda di lavoro immigrato nell’agricoltura ragusana, sottolineandone le peculiarità che la differenziano dal tradizionale “modello mediterraneo”, centrato sul rapporto strutturale fra stagionalità delle attività e mobilità dei migranti. Nel ragusano il regime della serricoltura ha allentato l’imperativo funzionale della mobilità del lavoro, accrescendo per i migranti le opportunità di continuità e regolarità del rapporto di impiego, ma non ha comportato un miglioramento complessivo e generalizzato delle condizioni di impiego, poiché l’asse della penalizzazione della manodopera straniera rispetto a quella autoctona si è spostato sul versante della flessibilità del salario e delle giornate di lavoro dichiarate, dell’orario di lavoro e dei ritmi di produzione, nonché del più generale grado di tutela del lavoratore. Lungo queste molteplici dimensioni si consolidano i livelli di sfruttamento dei lavoratori immigrati con graduazioni differenti, riconducibili ai diversi profili e strategie di imprese e lavoratori. I risultati della ricerca suggeriscono che la penalizzazione degli immigrati si attenua, se questi riescono ad accedere ad imprese innovative, che si sono affrancate da una totale subalternità nelle catene globali delle produzioni alimentari e riescono a competere su mercati internazionali di nicchia, garantendo qualità dei prodotti e sostenibilità ambientale della produzione.
Di necessità virtù. La domanda di manodopera immigrata nell’agricoltura specializzata,
M. Cortese
Primo
Membro del Collaboration Group
2020-01-01
Abstract
Il saggio costituisce il 2° capitolo del volume “L’onda invisibile. Rumeni e tunisini nell’agricoltura siciliana” (Cortese A., Palidda R., a cura di, 2020), che presenta i risultati di una ricerca sui processi di inserimento sociale e occupazionale di immigrati rumeni e tunisini impiegati nella serricoltura della fascia trasformata ragusana. Il capitolo è introdotto da una rassegna della letteratura sul nesso strutturale fra innovazione produttiva e sfruttamento allargato di manodopera straniera flessibile e a basso costo, che si è progressivamente consolidato nelle aree ad agricoltura specializzata del Sud Europa, rispondendo alle sfide indotte dalla ristrutturazione del mercato globale del cibo e dalla defamilizzazione delle imprese contadine. Rispetto a questo quadro vengono analizzate le caratteristiche e i meccanismi di differenziazione della domanda di lavoro immigrato nell’agricoltura ragusana, sottolineandone le peculiarità che la differenziano dal tradizionale “modello mediterraneo”, centrato sul rapporto strutturale fra stagionalità delle attività e mobilità dei migranti. Nel ragusano il regime della serricoltura ha allentato l’imperativo funzionale della mobilità del lavoro, accrescendo per i migranti le opportunità di continuità e regolarità del rapporto di impiego, ma non ha comportato un miglioramento complessivo e generalizzato delle condizioni di impiego, poiché l’asse della penalizzazione della manodopera straniera rispetto a quella autoctona si è spostato sul versante della flessibilità del salario e delle giornate di lavoro dichiarate, dell’orario di lavoro e dei ritmi di produzione, nonché del più generale grado di tutela del lavoratore. Lungo queste molteplici dimensioni si consolidano i livelli di sfruttamento dei lavoratori immigrati con graduazioni differenti, riconducibili ai diversi profili e strategie di imprese e lavoratori. I risultati della ricerca suggeriscono che la penalizzazione degli immigrati si attenua, se questi riescono ad accedere ad imprese innovative, che si sono affrancate da una totale subalternità nelle catene globali delle produzioni alimentari e riescono a competere su mercati internazionali di nicchia, garantendo qualità dei prodotti e sostenibilità ambientale della produzione.File | Dimensione | Formato | |
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