Tenendo conto del presupposto secondo il quale, nella pedagogia pratica, è necessario partire dalle categorie di ‘cura’, di ‘attenzione’, attraverso un approccio plurale, dinamico, fondato sulla relazione interpersonale tra operatori e soggetti-persona coinvolte. Ciascun uomo che è a rischio, che è instabile e incerto, che vive nella precarietà, nell’indigenza, ha bisogno di cura e per lui c’è la possibilità di salvezza e di emancipazione. Ecco che la cura diviene una categoria centrale in pedagogia, snodandosi in tre direzioni: cura di sé, cura degli altri, cura delle cose del mondo. Il nostro essere uomini si realizza attraverso il prendersi cura di sè come soggetto e degli altri. In questa prospettiva, si inserisce il Teatro come dispositivo centrare per determinare relazioni interpersonali significative. Il teatro concepito come strumento essenziale di cultura, di rieducazione, risocializzazione, ma anche di cura e di terapia, consente a tutti gli operatori di raggiungere obiettivi significativi, non dimenticando quanto già sostenuto da Freire, ossia che «Nessuno educa se stesso. Nessuno educa nessuno. Gli uomini si educano tra loro», proprio perché l’uomo non è una monade solitaria, ma vive immerso nel mondo insieme ad altri uomini e struttura la sua personalità grazie alla relazione, all’incontro con gli altri. Ecco che indicare le tappe da percorrere, nell’ottica della cura, dell’attenzione, come metodi educativi importanti, significa riflettere in maniera puntuale sull’agire educativo, sulle direzioni di senso e di significato da interpretare quando si tratta di intervenire sui modelli di riferimento, sulle condizioni e gli atteggiamenti personali che si appalesano in conflitto con le regole condivise da una società socialmente organizzata.

Il teatro tra cultura e cura di sè: un dispositivo pedagogico didattico di rieducazione e risocializzazione

Paolina Mulè
2018-01-01

Abstract

Tenendo conto del presupposto secondo il quale, nella pedagogia pratica, è necessario partire dalle categorie di ‘cura’, di ‘attenzione’, attraverso un approccio plurale, dinamico, fondato sulla relazione interpersonale tra operatori e soggetti-persona coinvolte. Ciascun uomo che è a rischio, che è instabile e incerto, che vive nella precarietà, nell’indigenza, ha bisogno di cura e per lui c’è la possibilità di salvezza e di emancipazione. Ecco che la cura diviene una categoria centrale in pedagogia, snodandosi in tre direzioni: cura di sé, cura degli altri, cura delle cose del mondo. Il nostro essere uomini si realizza attraverso il prendersi cura di sè come soggetto e degli altri. In questa prospettiva, si inserisce il Teatro come dispositivo centrare per determinare relazioni interpersonali significative. Il teatro concepito come strumento essenziale di cultura, di rieducazione, risocializzazione, ma anche di cura e di terapia, consente a tutti gli operatori di raggiungere obiettivi significativi, non dimenticando quanto già sostenuto da Freire, ossia che «Nessuno educa se stesso. Nessuno educa nessuno. Gli uomini si educano tra loro», proprio perché l’uomo non è una monade solitaria, ma vive immerso nel mondo insieme ad altri uomini e struttura la sua personalità grazie alla relazione, all’incontro con gli altri. Ecco che indicare le tappe da percorrere, nell’ottica della cura, dell’attenzione, come metodi educativi importanti, significa riflettere in maniera puntuale sull’agire educativo, sulle direzioni di senso e di significato da interpretare quando si tratta di intervenire sui modelli di riferimento, sulle condizioni e gli atteggiamenti personali che si appalesano in conflitto con le regole condivise da una società socialmente organizzata.
2018
9788867605972
Teatro, cura di sè, cultura, rieducazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/505469
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