Una pratica diffusa nell’ambito dell’illustrazione riguarda la sovrapposizione di diversi livelli informativi, posti in aggiunta al piano dell’immagine. L’uso di ‘layer’ di informazioni che si sommano alla schietta ‘immagine ottica’ compone una modalità illustrativa che – pur consentendo l’immediata acquisizione visuale delle informazioni – orienta e guida la lettura delle immagini. Un piccolo disegno che Dürer traccia attorno al 1512 per comunicare al proprio medico quale fosse la parte dolente del suo corpo, costituisce un esempio emblematico di questa modalità. Dürer si rappresenta magro ed emaciato, nell’atto di indicare con l’indice della mano destra il punto che gli crea sofferenza. A questa immagine, già di per sé esplicita e chiara, sovrappone però altri canali di comunicazione. Oltre ad una pleonastica didascalia posta sotto al disegno – «dove è segnato col dito, lì mi duole» – Dürer aggiunge un segno astratto, una cerchiatura, delimitando in modo ancora più preciso l’area interessata. L’impianto comunicativo che Dürer costruisce sommando modalità differenti (l’immagine ottica, il segno astratto, la parola scritta) raggiunge un elevatissimo grado di ridondanza, costituendo una sorta di ‘pleonasmo illustrativo’ che a ben vedere, mostra interessanti analogie con alcune opere di Joseph Kosuth. Questa modalità è molto utilizzata in diversi campi applicativi, probabilmente primo fra tutti quello della diagnostica medica. Anche se si tratta di una forma di figurazione destinata ad esperti, le immagini mediche hanno comunque un impatto che scavalca l’ambito degli addetti ai lavori e vengono sempre più di frequente utilizzate da pazienti, studiosi e divulgatori. Esempi tipici sono l’ecodoppler o la PET che sovrapponendo all’immagine ecografica o radiologica dei layer policromi riescono a illustrare dettagli altrimenti invisibili, sulla circolazione del sangue o sulla funzionalità degli organi, portando queste informazioni in primo piano e assottigliando l’impatto comunicativo di ogni altro elemento. I layer che sovrapponiamo all’immagine indirizzano risolutamente la nostra attenzione e guidano il nostro modo di interpretare il reale portandoci a costruire un preciso modello della realtà. Questo aspetto è di grande rilevanza. L’ambiguità e la complessità che affrontiamo ogni volta che ci troviamo a dover interpretare l’immagine del mondo, in questo modo, si riduce drasticamente e la nostra percezione delle cose si orienta in modo preciso. Ogni dispositivo ottico, persino un layer informativo, frapponendosi tra noi e il mondo, costituisce un filtro, una guida e non può che operare – in ogni caso – una sottile censura. Se non vi è alcun dubbio che possiamo trarre grande vantaggio dall’uso consapevole di dispositivi di questo tipo – si pensi ad esempio a semplici applicazioni per tablet o smartphone come Peak Finder o Mappa stellare che permettono di riconoscere nomi e la posizioni delle cime montuose o degli astri che, dal nostro punto di vista abbracciamo con lo sguardo – un utilizzo eccessivamente fiducioso di queste modalità – come quello suggerito nell’utilizzo di dispositivi come i Google Glass – rischierebbe di limitare la nostra libertà di interpretare la realtà, specie nel caso in cui decidessimo di estenderne l’esperienza d’uso al tessuto della vita quotidiana

In sovraimpressione. I layers e la lettura delle immagini.

Dotto Edoardo
2020-01-01

Abstract

Una pratica diffusa nell’ambito dell’illustrazione riguarda la sovrapposizione di diversi livelli informativi, posti in aggiunta al piano dell’immagine. L’uso di ‘layer’ di informazioni che si sommano alla schietta ‘immagine ottica’ compone una modalità illustrativa che – pur consentendo l’immediata acquisizione visuale delle informazioni – orienta e guida la lettura delle immagini. Un piccolo disegno che Dürer traccia attorno al 1512 per comunicare al proprio medico quale fosse la parte dolente del suo corpo, costituisce un esempio emblematico di questa modalità. Dürer si rappresenta magro ed emaciato, nell’atto di indicare con l’indice della mano destra il punto che gli crea sofferenza. A questa immagine, già di per sé esplicita e chiara, sovrappone però altri canali di comunicazione. Oltre ad una pleonastica didascalia posta sotto al disegno – «dove è segnato col dito, lì mi duole» – Dürer aggiunge un segno astratto, una cerchiatura, delimitando in modo ancora più preciso l’area interessata. L’impianto comunicativo che Dürer costruisce sommando modalità differenti (l’immagine ottica, il segno astratto, la parola scritta) raggiunge un elevatissimo grado di ridondanza, costituendo una sorta di ‘pleonasmo illustrativo’ che a ben vedere, mostra interessanti analogie con alcune opere di Joseph Kosuth. Questa modalità è molto utilizzata in diversi campi applicativi, probabilmente primo fra tutti quello della diagnostica medica. Anche se si tratta di una forma di figurazione destinata ad esperti, le immagini mediche hanno comunque un impatto che scavalca l’ambito degli addetti ai lavori e vengono sempre più di frequente utilizzate da pazienti, studiosi e divulgatori. Esempi tipici sono l’ecodoppler o la PET che sovrapponendo all’immagine ecografica o radiologica dei layer policromi riescono a illustrare dettagli altrimenti invisibili, sulla circolazione del sangue o sulla funzionalità degli organi, portando queste informazioni in primo piano e assottigliando l’impatto comunicativo di ogni altro elemento. I layer che sovrapponiamo all’immagine indirizzano risolutamente la nostra attenzione e guidano il nostro modo di interpretare il reale portandoci a costruire un preciso modello della realtà. Questo aspetto è di grande rilevanza. L’ambiguità e la complessità che affrontiamo ogni volta che ci troviamo a dover interpretare l’immagine del mondo, in questo modo, si riduce drasticamente e la nostra percezione delle cose si orienta in modo preciso. Ogni dispositivo ottico, persino un layer informativo, frapponendosi tra noi e il mondo, costituisce un filtro, una guida e non può che operare – in ogni caso – una sottile censura. Se non vi è alcun dubbio che possiamo trarre grande vantaggio dall’uso consapevole di dispositivi di questo tipo – si pensi ad esempio a semplici applicazioni per tablet o smartphone come Peak Finder o Mappa stellare che permettono di riconoscere nomi e la posizioni delle cime montuose o degli astri che, dal nostro punto di vista abbracciamo con lo sguardo – un utilizzo eccessivamente fiducioso di queste modalità – come quello suggerito nell’utilizzo di dispositivi come i Google Glass – rischierebbe di limitare la nostra libertà di interpretare la realtà, specie nel caso in cui decidessimo di estenderne l’esperienza d’uso al tessuto della vita quotidiana
2020
9788899586157
Livelli, Rappresentazione, Diagnosi per immagini, Dürer, Kosuth
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/507529
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