La New Cultural Geography e le diverse forme del sapere

Negli anni ’80 la Geografia Culturale esce dal suo splendido isolamento teorico, proponendo nuove forme di sapere sullo spazio e sui luoghi, legittimando voci e punti di vista diversi e aprendo i suoi rigidi confini disciplinari ai metodi e ai temi di un dibattito non solo geografico o antropologico ma anche filosofico, letterario, politico e socio-economico (Cultural Studies).È questa una geografia che mette in risalto uno studio imperniato sull’interpretazione e sul punto di vista, discostandosi dal positivismo scientifico degli anni ’60. Si apre così un ambito di ricerca sugli spazi e sui paesaggi urbani, che privilegia lo studio dei differenti stili di vita e la costruzione sociale di gender e razza. Gli oggetti di studio, tanti, riguardano lo spazio del potere, il significato e la forma dei paesaggi delle aree metropolitane, la natura politica e ideologica del sapere scientifico, la rappresentazione dei corpi, la questione della differenza, il trans-nazionalismo e la diaspora, la trasgressione e la resistenza, il femminismo e l'impresa coloniale.