Nei suoi tre romanzi – La riva lontana (Sellerio 2000), La traversata del deserto (Arkadia 2014) e L’erba di vento (Arkadia 2016) – Marinette Pendola ripercorre, con modalità differenti, la storia dell’insediamento dei siciliani nella Tunisia di fine Ottocento e della loro affermazione in quella terra, fino al momento dell’allontanamento forzato (verso l’Italia o la Francia) con la fine del protettorato francese nel 1956. Lo fa procedendo dalla sua stessa esperienza, lei nata a Tunisi nel 1948 in una famiglia di origine siciliana , costretta nel 1962, ancora tredicenne, a lasciare la Tunisia. È il racconto di quanti – come i nonni di Pendola ne La riva lontana, vera e propria autobiografia della scrittrice – riuscirono a riscattarsi dalla miseria e acquistare la terra, dopo aver lavorato come mezzadri, innalzando infine il proprio tenore di vita, o di quanti – come i protagonisti de L’erba di vento, romanzo di tipo diaristico – rimasero in condizioni di subalternità, né colonizzati né colonizzatori, a bonificare e coltivare ampi territori appartenenti ai francesi nella piana fra Moghrane e El Fahs, a nord del Paese [Pendola 2003, 202] . Ma la scrittura di Marinette Pendola non è solo questo. È al contempo la ricostruzione, attraverso il racconto consapevole o la lingua stessa usata per il racconto, di intere porzioni della storia anche linguistica di ben tre generazioni di italiani. Dalle prime, analfabete o semianalfabete, esclusivamente dialettofone, alle ultime, istruite, ormai francesi per lingua e francesizzate, ma ancora italiane (siciliane) e persino arabe, per cultura, come nel caso dei personaggi di Marinette Pendola. In questa sede, l’attenzione è rivolta alla regionalità di matrice siciliana che affiora, con modalità differenti, nei primi due romanzi della scrittrice, rispettivamente La riva lontana (Sellerio 2000) e La traversata del deserto (Arcadia 2013). In tali opere, è possibile leggere tra le righe la persistenza – nel repertorio di un’italiana di terza generazione, nata e vissuta a Tunisi e poi esodata – di usi linguistici un tempo peculiari del gruppo di siciliani trapiantati in Tunisia, comprensivi non solo del dialetto ma anche dell’italiano regionale.

Testimonianze di italiano regional(-popolare) nei primi romanzi di Marinette Pendola (Tunisi, 1948-)

Iride Valenti
2021-01-01

Abstract

Nei suoi tre romanzi – La riva lontana (Sellerio 2000), La traversata del deserto (Arkadia 2014) e L’erba di vento (Arkadia 2016) – Marinette Pendola ripercorre, con modalità differenti, la storia dell’insediamento dei siciliani nella Tunisia di fine Ottocento e della loro affermazione in quella terra, fino al momento dell’allontanamento forzato (verso l’Italia o la Francia) con la fine del protettorato francese nel 1956. Lo fa procedendo dalla sua stessa esperienza, lei nata a Tunisi nel 1948 in una famiglia di origine siciliana , costretta nel 1962, ancora tredicenne, a lasciare la Tunisia. È il racconto di quanti – come i nonni di Pendola ne La riva lontana, vera e propria autobiografia della scrittrice – riuscirono a riscattarsi dalla miseria e acquistare la terra, dopo aver lavorato come mezzadri, innalzando infine il proprio tenore di vita, o di quanti – come i protagonisti de L’erba di vento, romanzo di tipo diaristico – rimasero in condizioni di subalternità, né colonizzati né colonizzatori, a bonificare e coltivare ampi territori appartenenti ai francesi nella piana fra Moghrane e El Fahs, a nord del Paese [Pendola 2003, 202] . Ma la scrittura di Marinette Pendola non è solo questo. È al contempo la ricostruzione, attraverso il racconto consapevole o la lingua stessa usata per il racconto, di intere porzioni della storia anche linguistica di ben tre generazioni di italiani. Dalle prime, analfabete o semianalfabete, esclusivamente dialettofone, alle ultime, istruite, ormai francesi per lingua e francesizzate, ma ancora italiane (siciliane) e persino arabe, per cultura, come nel caso dei personaggi di Marinette Pendola. In questa sede, l’attenzione è rivolta alla regionalità di matrice siciliana che affiora, con modalità differenti, nei primi due romanzi della scrittrice, rispettivamente La riva lontana (Sellerio 2000) e La traversata del deserto (Arcadia 2013). In tali opere, è possibile leggere tra le righe la persistenza – nel repertorio di un’italiana di terza generazione, nata e vissuta a Tunisi e poi esodata – di usi linguistici un tempo peculiari del gruppo di siciliani trapiantati in Tunisia, comprensivi non solo del dialetto ma anche dell’italiano regionale.
2021
978-9938-59-799-8
italiano regionale, storia linguistica dell'emigrazione italiana, plurilinguismo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/512714
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