Nelle elezioni europee del 1919-20 si accavallano elementi di rottura o di accentuazione di fratture preesistenti (estensione del suffragio universale, della legge proporzionale, dei partiti di massa, del ricambio della classe parlamentare) e di continuità (resistenza della leadership e della classe dirigente, di vecchi metodi di governo, dell’incomunicabilità tra forze ideologicamente contrapposte). Il modo con cui concretamente, nel corso del 1919, sono gestite le trattative di pace, il principio di autodeterminazione nazionale e la mobilitazione di massa condiziona la strutturazione e il funzionamento dei sistemi politici. I Paesi vincitori superano meglio la crisi postbellica al prezzo di adattamenti e trasformazioni, mentre l’Europa Centro-orientale si rivela, almeno per il momento, un laboratorio contraddittorio, così come l’Italia. Ciò mette in guardia dall’adottare, per quella breve fase, schemi e modelli troppo rigidi e teleologici. In definitiva le elezioni del 1919 fotografano questa multiforme situazione che la legge proporzionale può enfatizzare, ma di cui non ci sembra possa rappresentare la causa. Le sue origini e i condizionamenti vanno ricondotti alla sfida rivoluzionaria, alla resistenza dei vecchi ceti dirigenti e alle peculiarità dei sistemi politici nazionali. Il primo ciclo elettorale postbellico lascia aperte ancora molte soluzioni e, a breve, quella dittatoriale di destra riuscirà a imporsi soltanto in Ungheria e Italia.

Il voto del 1919 in una prospettiva europea

Schininà Giovanni
2021-01-01

Abstract

Nelle elezioni europee del 1919-20 si accavallano elementi di rottura o di accentuazione di fratture preesistenti (estensione del suffragio universale, della legge proporzionale, dei partiti di massa, del ricambio della classe parlamentare) e di continuità (resistenza della leadership e della classe dirigente, di vecchi metodi di governo, dell’incomunicabilità tra forze ideologicamente contrapposte). Il modo con cui concretamente, nel corso del 1919, sono gestite le trattative di pace, il principio di autodeterminazione nazionale e la mobilitazione di massa condiziona la strutturazione e il funzionamento dei sistemi politici. I Paesi vincitori superano meglio la crisi postbellica al prezzo di adattamenti e trasformazioni, mentre l’Europa Centro-orientale si rivela, almeno per il momento, un laboratorio contraddittorio, così come l’Italia. Ciò mette in guardia dall’adottare, per quella breve fase, schemi e modelli troppo rigidi e teleologici. In definitiva le elezioni del 1919 fotografano questa multiforme situazione che la legge proporzionale può enfatizzare, ma di cui non ci sembra possa rappresentare la causa. Le sue origini e i condizionamenti vanno ricondotti alla sfida rivoluzionaria, alla resistenza dei vecchi ceti dirigenti e alle peculiarità dei sistemi politici nazionali. Il primo ciclo elettorale postbellico lascia aperte ancora molte soluzioni e, a breve, quella dittatoriale di destra riuscirà a imporsi soltanto in Ungheria e Italia.
2021
978-88-00-86209-7
Dopoguerra, sistemi elettorali, partito di massa, Europa, parlamentarismo
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