In Italia, Paese permeato da una religiosità di antiche radici, il culto cristiano si è sviluppato in due direzioni connesse tra loro: una di tipo strettamente culturale, che utilizza cioè i canali artistici, letterari, filosofici e teologici per celebrare il “sacro”; l’altra di natura cultuale, che contiene in sé gli aspetti e le espressioni liturgiche, i santuari e tutto ciò che riguarda il sentimento religioso, di cui una delle maggiori espressioni è il Cammino. Gli itinerari percorsi dai pellegrini, storicamente documentati dai moltissimi diari di viaggio giunti sino a noi, hanno poi alimentato delle riflessioni su una “potenzialità di sistemi lineari territoriali a disposizione” (Azzari, Dallari, 2019) nello scenario Mediterraneo, potenzialità che potrebbe rivelarsi strategica per lo sviluppo locale sostenibile. Le nostre osservazioni partono dal presupposto secondo cui il turismo dell’heritage religioso potrebbe permettere al pellegrino di riscoprire zone rurali non battute dai viaggiatori “di massa”, inserendosi così nella visione più ampia di un turismo rispettoso dei territori in cui il percorso si snoda, divenendo opportunità di relazione con le comunità locali in un sistema integrato di cultura e ospitalità tradizionali. In particolare, il filo sottile che lega il Cammino dei Santuari mariani in Sicilia, oltre a segnare le vie della devozione nell’Isola, svela tesori artistici e naturalistici per troppo tempo celati. Per questo motivo, nel presente contributo il Cammino della Madonna Nera di Tindari assume una connotazione sia esperienziale che turistica; al valore spirituale del suo culto storicamente determinato, si affianca infatti quello strettamente economico per la promozione e la conseguente “messa a profitto” dei territori circostanti il Santuario, con l’obiettivo di partire dal turismo lento per approdare a nuovi lifestyles sostenibili ed inclusivi, che riscoprano in chiave moderna gli antichi luoghi dello spirito. Nello scenario contemporaneo il pellegrinaggio equivale ad un percorso interiore in cui la dimensione umana sembra riprendere il suo tempo: una dimensione che ha trasformato il pellegrino medievale (la cui concezione del Cammino era di natura esclusivamente devozionale o penitenziale) in un viandante indipendente, che sceglie di non avvalersi dei moderni mezzi di trasporto per abbracciare una filosofia immersiva nel paesaggio che lo circonda. Infatti rispetto al turismo meramente religioso, che si esaurisce nella visita a luoghi specifici considerati sacri, il Cammino viene vissuto come “complementare al luogo religioso finale” (Petino, 2018), ovvero parte prima ed integrante di un desiderio di spiritualità non confinata entro l’elemento puramente religioso. Seppure si tratti di un turismo considerato ancora di nicchia, il pellegrinaggio ha quindi tutte le carte in regola per diventare veicolo di benessere e sviluppo territoriale, favorendo le reti di contatto tra le comunità locali entro un’ottica proiettata alla multiculturalità e allo stesso tempo alla valorizzazione delle singole identità culturali. Il nostro progetto si muove nella prospettiva della interdisciplinarità: esso nasce dall’impegno di mettere in luce le risorse, le peculiarità e le capacità attrattive di realtà locali considerate marginali, superandone i “limiti” dovuti ad incuria e insane gestioni territoriali che ne hanno avvilito le radici identitarie piegandole alle esigenze utilitaristiche del turismo di massa; dalle nostre riflessioni è emersa la necessità di lavorare in sinergia con gli enti locali e regionali, le associazioni del territorio, e più in generale con tutti gli attori delle aree interne delle province interessate all’ipotesi di un percorso turistico, al fine di stilare sia una proposta di turismo realmente sostenibile, sia un modello organizzativo – che si realizza nel percorso verso il Santuario di Tindari – adeguato alle esigenze dei pellegrini e replicabile nel tempo.

Il Cammino per la Madonna Nera di Tindari come strumento di rigenerazione territoriale

Gianni Petino
Primo
Conceptualization
;
Barbara Sambataro
Secondo
Investigation
2022-01-01

Abstract

In Italia, Paese permeato da una religiosità di antiche radici, il culto cristiano si è sviluppato in due direzioni connesse tra loro: una di tipo strettamente culturale, che utilizza cioè i canali artistici, letterari, filosofici e teologici per celebrare il “sacro”; l’altra di natura cultuale, che contiene in sé gli aspetti e le espressioni liturgiche, i santuari e tutto ciò che riguarda il sentimento religioso, di cui una delle maggiori espressioni è il Cammino. Gli itinerari percorsi dai pellegrini, storicamente documentati dai moltissimi diari di viaggio giunti sino a noi, hanno poi alimentato delle riflessioni su una “potenzialità di sistemi lineari territoriali a disposizione” (Azzari, Dallari, 2019) nello scenario Mediterraneo, potenzialità che potrebbe rivelarsi strategica per lo sviluppo locale sostenibile. Le nostre osservazioni partono dal presupposto secondo cui il turismo dell’heritage religioso potrebbe permettere al pellegrino di riscoprire zone rurali non battute dai viaggiatori “di massa”, inserendosi così nella visione più ampia di un turismo rispettoso dei territori in cui il percorso si snoda, divenendo opportunità di relazione con le comunità locali in un sistema integrato di cultura e ospitalità tradizionali. In particolare, il filo sottile che lega il Cammino dei Santuari mariani in Sicilia, oltre a segnare le vie della devozione nell’Isola, svela tesori artistici e naturalistici per troppo tempo celati. Per questo motivo, nel presente contributo il Cammino della Madonna Nera di Tindari assume una connotazione sia esperienziale che turistica; al valore spirituale del suo culto storicamente determinato, si affianca infatti quello strettamente economico per la promozione e la conseguente “messa a profitto” dei territori circostanti il Santuario, con l’obiettivo di partire dal turismo lento per approdare a nuovi lifestyles sostenibili ed inclusivi, che riscoprano in chiave moderna gli antichi luoghi dello spirito. Nello scenario contemporaneo il pellegrinaggio equivale ad un percorso interiore in cui la dimensione umana sembra riprendere il suo tempo: una dimensione che ha trasformato il pellegrino medievale (la cui concezione del Cammino era di natura esclusivamente devozionale o penitenziale) in un viandante indipendente, che sceglie di non avvalersi dei moderni mezzi di trasporto per abbracciare una filosofia immersiva nel paesaggio che lo circonda. Infatti rispetto al turismo meramente religioso, che si esaurisce nella visita a luoghi specifici considerati sacri, il Cammino viene vissuto come “complementare al luogo religioso finale” (Petino, 2018), ovvero parte prima ed integrante di un desiderio di spiritualità non confinata entro l’elemento puramente religioso. Seppure si tratti di un turismo considerato ancora di nicchia, il pellegrinaggio ha quindi tutte le carte in regola per diventare veicolo di benessere e sviluppo territoriale, favorendo le reti di contatto tra le comunità locali entro un’ottica proiettata alla multiculturalità e allo stesso tempo alla valorizzazione delle singole identità culturali. Il nostro progetto si muove nella prospettiva della interdisciplinarità: esso nasce dall’impegno di mettere in luce le risorse, le peculiarità e le capacità attrattive di realtà locali considerate marginali, superandone i “limiti” dovuti ad incuria e insane gestioni territoriali che ne hanno avvilito le radici identitarie piegandole alle esigenze utilitaristiche del turismo di massa; dalle nostre riflessioni è emersa la necessità di lavorare in sinergia con gli enti locali e regionali, le associazioni del territorio, e più in generale con tutti gli attori delle aree interne delle province interessate all’ipotesi di un percorso turistico, al fine di stilare sia una proposta di turismo realmente sostenibile, sia un modello organizzativo – che si realizza nel percorso verso il Santuario di Tindari – adeguato alle esigenze dei pellegrini e replicabile nel tempo.
2022
9788835143222
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/543222
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