Il concetto di essenzialità, criterio per la tassonomia degli atti giuridici europei e schema della divisione dei poteri tra istituzioni della costellazione post-nazionale Il ventaglio di relazioni tra atti giuridici dell'UE nel dopo-Lisbona pare dischiudersi in una foggia incerta, che ben rispecchia l'incerta vicenda delle relazioni fra centri di pubblico potere nello spazio europeo. Mercé l'esame dell'istituto della delega, sul filo della sua evoluzione storica, se ne propone una classificazione imperniata sulla nozione di “nuovi elementi essenziali”, che sembra poterne descrivere esaustivamente le numerose variabili. Il concetto di essenzialità che da tale nozione si evince segue la traiettoria dell'equilibrio istituzionale, di cui volta per volta i soggetti della normazione dibattono la formula, e si pone a criterio ordinatore di un sistema delle fonti costruito dall'ottica dei destinatari e non da quella dei decisori. Inverandosi nel rapporto fra continuità logico-semantica tra atti – sicché l'uno possa dirsi esecuzione dell'altro – ed invasività percepita dai soggetti medesimi – istituzioni e dunque rappresentati – con riguardo alle proprie sfere protette, tale concetto si colloca alla sorgente delle norme sulla normazione, che generano, con lo scorrere del traffico giuridico, dagli elementi qualificati come essenziali. Collocandosi in una temperie culturale rinnovata dall'anelito sovranazionale, l'essenzialità rivela l'orizzonte di senso che avvince il giurista nella comprensione del sistema delle fonti, dibattuto tra il formalismo positivista della Allgemeine Staatslehre e le strutturali aperture cui un ordinamento pluralista e policentrico deve la propria identità teorica e la propria fattuale sopravvivenza.

Il concetto di essenzialità, criterio per la tassonomia degli atti giuridici europei e schema per la divisione dei poteri nella costellazione post-nazionale

Vosa G
2015-01-01

Abstract

Il concetto di essenzialità, criterio per la tassonomia degli atti giuridici europei e schema della divisione dei poteri tra istituzioni della costellazione post-nazionale Il ventaglio di relazioni tra atti giuridici dell'UE nel dopo-Lisbona pare dischiudersi in una foggia incerta, che ben rispecchia l'incerta vicenda delle relazioni fra centri di pubblico potere nello spazio europeo. Mercé l'esame dell'istituto della delega, sul filo della sua evoluzione storica, se ne propone una classificazione imperniata sulla nozione di “nuovi elementi essenziali”, che sembra poterne descrivere esaustivamente le numerose variabili. Il concetto di essenzialità che da tale nozione si evince segue la traiettoria dell'equilibrio istituzionale, di cui volta per volta i soggetti della normazione dibattono la formula, e si pone a criterio ordinatore di un sistema delle fonti costruito dall'ottica dei destinatari e non da quella dei decisori. Inverandosi nel rapporto fra continuità logico-semantica tra atti – sicché l'uno possa dirsi esecuzione dell'altro – ed invasività percepita dai soggetti medesimi – istituzioni e dunque rappresentati – con riguardo alle proprie sfere protette, tale concetto si colloca alla sorgente delle norme sulla normazione, che generano, con lo scorrere del traffico giuridico, dagli elementi qualificati come essenziali. Collocandosi in una temperie culturale rinnovata dall'anelito sovranazionale, l'essenzialità rivela l'orizzonte di senso che avvince il giurista nella comprensione del sistema delle fonti, dibattuto tra il formalismo positivista della Allgemeine Staatslehre e le strutturali aperture cui un ordinamento pluralista e policentrico deve la propria identità teorica e la propria fattuale sopravvivenza.
2015
978-84-608-4331-3
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/544265
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