Nel marzo 1935, la censura colpisce alcune liriche della prima edizione di Lavorare stanca. Tra queste, il Dio-caprone. Al fine di non perdere il suo «capolavoro», Pavese scende a patti con sé stesso ipotizzando perfino una variante in bozze (e pentendosene immediatamente). I materiali genetici del testo consentono di seguire il fascio di luce proiettato da questa impasse d’autore, fino al nucleo semantico della sua parola poetica.

Cancellare sì, mutilare no. Le censurate di Lavorare stanca

Liborio Pietro Barbarino
Primo
2022-01-01

Abstract

Nel marzo 1935, la censura colpisce alcune liriche della prima edizione di Lavorare stanca. Tra queste, il Dio-caprone. Al fine di non perdere il suo «capolavoro», Pavese scende a patti con sé stesso ipotizzando perfino una variante in bozze (e pentendosene immediatamente). I materiali genetici del testo consentono di seguire il fascio di luce proiettato da questa impasse d’autore, fino al nucleo semantico della sua parola poetica.
2022
979-12-5469-308-7
censura, potere, pavese, critica del testo, varianti, changes, pensieri di dina, dio-caprone, balletto, paternità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/561249
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