Allo sguardo distratto di un profano le impronte digitali di diverse persone possono apparire indistinguibili, poiché la forma delle dita e persino l’andamento generale dei solchi dei polpastrelli di soggetti diversi sono molto simili tra loro. Ma ad un esame attento, condotto con le giuste metodologie di analisi e con strumenti adeguati, ogni impronta digitale risulta essere unica. Nell’ambito di una ricerca su un architetto catanese del Settecento si è posto un problema analogo, e cioè se, in un contesto culturale che è dotato di una cifra stilistica omogenea e di un linguaggio quasi ‘corale’ -basato sull’uso disinvolto degli ordini architettonici ma con soluzioni tipologiche e formali analoghe- fosse possibile, anche in mancanza di documenti, individuare la presenza in un’opera architettonica di un particolare artefice, nonchè delinearne i caratteri formali ricorrenti attraverso un certo numero di opere. La metodologia utilizzata è stata quella dell’analisi grafica, previa l’esecuzione di rilievi architettonici, finalizzati proprio all’esame formale dei manufatti sino al livello delle geometrie delle modanature architettoniche, ma anche nei rapporti fra le parti, sia nell’edificio nel suo insieme, sia nel singolo elemento architettonico. Naturalmente, così come accade per le impronte digitali nelle indagini poliziesche, il rilievo e l’analisi formale delle ‘impronte digitali’ può avere un senso solo se quest’ultime sono associate ad un indiziato, ovvero un personaggio ben preciso e già noto: altrimenti il rilievo è l’esame delle stesse diventa un esercizio in gran parte inutile, poiché si individua sì un personaggio, ma anonimo. L’architetto su cui è stata condotta l’indagine è Giuseppe Palazzotto (1702-1764), già noto agli studiosi dell’architettura del Settecento a Catania, ma al quale è stato possibile attribuire con certezza, attraverso il rilievo e l’analisi grafica, numerosi altri ‘delitti’; di lui è stato anche possibile delineare un chiaro ‘profilo criminale’.

Le impronte di un architetto

MAGNANO DI SAN LIO, Eugenio
2014-01-01

Abstract

Allo sguardo distratto di un profano le impronte digitali di diverse persone possono apparire indistinguibili, poiché la forma delle dita e persino l’andamento generale dei solchi dei polpastrelli di soggetti diversi sono molto simili tra loro. Ma ad un esame attento, condotto con le giuste metodologie di analisi e con strumenti adeguati, ogni impronta digitale risulta essere unica. Nell’ambito di una ricerca su un architetto catanese del Settecento si è posto un problema analogo, e cioè se, in un contesto culturale che è dotato di una cifra stilistica omogenea e di un linguaggio quasi ‘corale’ -basato sull’uso disinvolto degli ordini architettonici ma con soluzioni tipologiche e formali analoghe- fosse possibile, anche in mancanza di documenti, individuare la presenza in un’opera architettonica di un particolare artefice, nonchè delinearne i caratteri formali ricorrenti attraverso un certo numero di opere. La metodologia utilizzata è stata quella dell’analisi grafica, previa l’esecuzione di rilievi architettonici, finalizzati proprio all’esame formale dei manufatti sino al livello delle geometrie delle modanature architettoniche, ma anche nei rapporti fra le parti, sia nell’edificio nel suo insieme, sia nel singolo elemento architettonico. Naturalmente, così come accade per le impronte digitali nelle indagini poliziesche, il rilievo e l’analisi formale delle ‘impronte digitali’ può avere un senso solo se quest’ultime sono associate ad un indiziato, ovvero un personaggio ben preciso e già noto: altrimenti il rilievo è l’esame delle stesse diventa un esercizio in gran parte inutile, poiché si individua sì un personaggio, ma anonimo. L’architetto su cui è stata condotta l’indagine è Giuseppe Palazzotto (1702-1764), già noto agli studiosi dell’architettura del Settecento a Catania, ma al quale è stato possibile attribuire con certezza, attraverso il rilievo e l’analisi grafica, numerosi altri ‘delitti’; di lui è stato anche possibile delineare un chiaro ‘profilo criminale’.
2014
978-88-904585-8-3
Architetto; Disegno; Settecento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/56230
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