In psicologia del ragionamento, un vivace tema di dibattito è stato quello circa l’opportunità, nonché l’utilità, di interventi per migliorare le nostre capacità di ragionamento spontaneo. Stanovich (2011) l’ha descritto come uno scontro tra “panglossiani” (tra gli altri Mercier & Sperber; Gigerenzer), difensori dell’idea secondo cui le nostre capacità spontanee sono razionali quanto basta, in quanto adattive sotto il profilo dell’evoluzione, e “miglioristi” (tra cui lo stesso Stanovich; Jonathan Evans), secondo i quali sarebbe consigliabile sviluppare meccanismi riflessivi per superare i difetti delle nostre capacità di ragionamento spontaneo. In questo articolo mi propongo di analizzare in modo estensivo il ruolo della coscienza nel ragionamento, allo scopo di approfondire le ragioni dei “miglioristi”. L’idea di fondo è che una maggiore trasparenza del soggetto razionale a se stesso sia del tutto desiderabile. Un primo aspetto riguarda il passaggio da modelli duali a modelli triadici del ragionamento: l’ipotesi che si debba distinguere, all’interno dei processi coscienti, a) una modalità di basso livello ancora sotto il sostanziale controllo degli automatismi, da b) una modalità di alto livello capace di ragionare controfattualmente, e recuperare controesempi, agendo così da meccanismo di inibizione top-down degli automatismi (sono esempi di a) la mente algoritmica di Stanovich 2011; il monitoraggio pigro di Kahneman 2011; l’attenzione cosciente di Mazzone 2018; sono esempi di b) la mente riflessiva di Stanovich 2011; il ragionamento cosciente di Mazzone 2018). Le obiezioni dei panglossiani alla possibilità di migliorare le capacità individuali di ragionamento ignorano questa distinzione. Un secondo aspetto riguarda la particolare applicazione dei modelli duali al ragionamento fatta da Verschueren e colleghi (ad esempio, Verschueren et al. 2005). La loro analisi individua due modalità di ragionamento che hanno entrambe manifestazioni coscienti: un giudizio globale di probabilità (riconducibile alle “sensazioni metacognitive” di Thompson 2009, e all’“agio cognitivo” di Kahneman 2011), e la capacità di mobilitare (contro)esempi. La distinzione è importante per esplorare il delicato confine precedentemente indicato tra processi coscienti di basso e di alto livello. Un terzo aspetto riguarda la nozione di “stili cognitivi” (o “disposizioni di pensiero”) come costrutto psicologico che caratterizza la mente riflessiva, e dunque coinvolge la coscienza di alto livello. Gli stili cognitivi sono costrutti per comprendere i quali è necessario tenere conto (al di là dei compiti di ragionamento puntuali) di dinamiche temporali prolungate nel tempo. Questo consente di cogliere il ruolo della coscienza come una sorta di “dente d’arresto” nel controllo degli automatismi.

IL RUOLO DELLA COSCIENZA NEL RAGIONAMENTO. Dai modelli duali alla mente riflessiva

Mazzone Marco
2023-01-01

Abstract

In psicologia del ragionamento, un vivace tema di dibattito è stato quello circa l’opportunità, nonché l’utilità, di interventi per migliorare le nostre capacità di ragionamento spontaneo. Stanovich (2011) l’ha descritto come uno scontro tra “panglossiani” (tra gli altri Mercier & Sperber; Gigerenzer), difensori dell’idea secondo cui le nostre capacità spontanee sono razionali quanto basta, in quanto adattive sotto il profilo dell’evoluzione, e “miglioristi” (tra cui lo stesso Stanovich; Jonathan Evans), secondo i quali sarebbe consigliabile sviluppare meccanismi riflessivi per superare i difetti delle nostre capacità di ragionamento spontaneo. In questo articolo mi propongo di analizzare in modo estensivo il ruolo della coscienza nel ragionamento, allo scopo di approfondire le ragioni dei “miglioristi”. L’idea di fondo è che una maggiore trasparenza del soggetto razionale a se stesso sia del tutto desiderabile. Un primo aspetto riguarda il passaggio da modelli duali a modelli triadici del ragionamento: l’ipotesi che si debba distinguere, all’interno dei processi coscienti, a) una modalità di basso livello ancora sotto il sostanziale controllo degli automatismi, da b) una modalità di alto livello capace di ragionare controfattualmente, e recuperare controesempi, agendo così da meccanismo di inibizione top-down degli automatismi (sono esempi di a) la mente algoritmica di Stanovich 2011; il monitoraggio pigro di Kahneman 2011; l’attenzione cosciente di Mazzone 2018; sono esempi di b) la mente riflessiva di Stanovich 2011; il ragionamento cosciente di Mazzone 2018). Le obiezioni dei panglossiani alla possibilità di migliorare le capacità individuali di ragionamento ignorano questa distinzione. Un secondo aspetto riguarda la particolare applicazione dei modelli duali al ragionamento fatta da Verschueren e colleghi (ad esempio, Verschueren et al. 2005). La loro analisi individua due modalità di ragionamento che hanno entrambe manifestazioni coscienti: un giudizio globale di probabilità (riconducibile alle “sensazioni metacognitive” di Thompson 2009, e all’“agio cognitivo” di Kahneman 2011), e la capacità di mobilitare (contro)esempi. La distinzione è importante per esplorare il delicato confine precedentemente indicato tra processi coscienti di basso e di alto livello. Un terzo aspetto riguarda la nozione di “stili cognitivi” (o “disposizioni di pensiero”) come costrutto psicologico che caratterizza la mente riflessiva, e dunque coinvolge la coscienza di alto livello. Gli stili cognitivi sono costrutti per comprendere i quali è necessario tenere conto (al di là dei compiti di ragionamento puntuali) di dinamiche temporali prolungate nel tempo. Questo consente di cogliere il ruolo della coscienza come una sorta di “dente d’arresto” nel controllo degli automatismi.
2023
coscienza; ragionamento; modelli duali
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/571109
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