Il saggio è contenuto in un volume che raccoglie analisi e riflessioni di un gruppo di specialisti di diverse discipline che ha ragionato per un anno attorno al nuovo assetto degli enti intermedi con lo scopo di dare un contributo alla Riforma del governo locale. Il saggio, dopo avere brevemente ricostruito la storia degli enti intermedi in Italia e in Sicilia, «tra controllo e rappresentanza de territori», affronta le questioni più attuali, dalla costituzione delle Città metropolitane quali enti di governo dei sistemi conurbativi principali, alla riforma costituzionale che cancella le province, mettendo in risalto aspetti negativi e positivo delle azioni in corso. Dopo avere riflettuto sulla proposta della Società Geografica Italiana che immagina un governo dei territori assegnato a oltre una trentina di regioni di dimensioni intermedie tra le attuali regioni e province, il saggio approfondisce la realtà siciliana, caratterizzata dalla “specialità” dello Statuto che non prevede le province, ma i “liberi consorzi di comuni”, mai realmente attuati. Analizzato lo stato della pianificazione d’area vasta, il saggio si conclude con alcune proposte basate sulla necessità di costruire la riforma del governo locale “dal basso”, a partire dalle comunità, attribuendo il potere/responsabilità del governo del territorio ai comuni i quali, nello spirito che fu di Luigi Sturzo, ispiratore del liberi consorzi, possono costruire una struttura di collegamento tra di essi con lo scopo di tenere legato il governo locale per fornire servizi più economici, efficienti ed adeguati alla soddisfazione dei bisogni delle comunità di base e rendere i territori competitivi. La riforma della governance dei territori in Sicilia – è questa la proposta – deve prevedere la totale cancellazione di enti di area vasta statici, ad assetto fisso, peggio ancora con confini stabiliti dall’alto, ma occorre costruire un sistema “ad assetto variabile” in cui ciascun comune può liberamente decidere di lavorare insieme ad altri per le funzioni che ritiene di condividere e, soprattutto, per costruire un percorso di sviluppo locale sostenibile e autocostruito, all’interno del quadro di coerenze e invarianti stabilito a livello Regionale.

Riforma della governance dei territori in Sicilia. Non tutto è perduto.

NIGRELLI, Fausto Carmelo
2014-01-01

Abstract

Il saggio è contenuto in un volume che raccoglie analisi e riflessioni di un gruppo di specialisti di diverse discipline che ha ragionato per un anno attorno al nuovo assetto degli enti intermedi con lo scopo di dare un contributo alla Riforma del governo locale. Il saggio, dopo avere brevemente ricostruito la storia degli enti intermedi in Italia e in Sicilia, «tra controllo e rappresentanza de territori», affronta le questioni più attuali, dalla costituzione delle Città metropolitane quali enti di governo dei sistemi conurbativi principali, alla riforma costituzionale che cancella le province, mettendo in risalto aspetti negativi e positivo delle azioni in corso. Dopo avere riflettuto sulla proposta della Società Geografica Italiana che immagina un governo dei territori assegnato a oltre una trentina di regioni di dimensioni intermedie tra le attuali regioni e province, il saggio approfondisce la realtà siciliana, caratterizzata dalla “specialità” dello Statuto che non prevede le province, ma i “liberi consorzi di comuni”, mai realmente attuati. Analizzato lo stato della pianificazione d’area vasta, il saggio si conclude con alcune proposte basate sulla necessità di costruire la riforma del governo locale “dal basso”, a partire dalle comunità, attribuendo il potere/responsabilità del governo del territorio ai comuni i quali, nello spirito che fu di Luigi Sturzo, ispiratore del liberi consorzi, possono costruire una struttura di collegamento tra di essi con lo scopo di tenere legato il governo locale per fornire servizi più economici, efficienti ed adeguati alla soddisfazione dei bisogni delle comunità di base e rendere i territori competitivi. La riforma della governance dei territori in Sicilia – è questa la proposta – deve prevedere la totale cancellazione di enti di area vasta statici, ad assetto fisso, peggio ancora con confini stabiliti dall’alto, ma occorre costruire un sistema “ad assetto variabile” in cui ciascun comune può liberamente decidere di lavorare insieme ad altri per le funzioni che ritiene di condividere e, soprattutto, per costruire un percorso di sviluppo locale sostenibile e autocostruito, all’interno del quadro di coerenze e invarianti stabilito a livello Regionale.
2014
978-88-917-0879-3
enti intermedi; area vasta; città metropolitana
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/57164
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