L’esordio nel campo del teatro musicale ‘nuovo’ (ovvero, volutamente anti-melodrammatico nell’assetto interno dei e relazionale tra i media costituenti) arriva, per Francesco Pennisi, relativamente tardi rispetto a tanti altri compositori sodali dell’area sperimentale romana; esso avviene nel 1972, con Sylvia Simplex, ornitoscopia, un lavoro che rilegge in chiave surreale e paradossale la situazione del conferenziere sussiegoso ma in realtà schizofrenico, la cui illustrazione di una semi-immaginaria avifauna scopre alla fine poco scientifici appetiti, ed è intrecciata con interventi vocal-strumentali autonomi o metafisicamente allusivi (testi poetici di Nemi D’Agostino) nonché parallela a un corredo pittorico-visivo di pseudo-esempliicazioni dipinto appositamente dallo stesso Pennisi. Nell’evitare le formule teatral-musicali della tradizione, e nel puntare anche sull’elemento visivo, il lavoro rinvia all’orizzonte della sperimentazione scenica coeva a Roma, ma più in direzione delle eccentriche e composite performance mutimedia di Cosimo Cinieri, col quale Pennisi aveva collaborato personalmente, che con l’incipiente teatro-immagine. Il lavoro di indagine sul fondo Pennisi presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha permesso l’emersione di un torso drammatico-oratoriale, Semilunio, interessante quale trait-d’union con la drammaturgia musicale successiva di Pennisi: Descrizione dell’Isola Ferdinandea (1982) riverbera con l’allegoria dell’isola vulcanica emersa e subito inabissatasi, in forme più distese che nell’acceso e visionario testo di D’Agostino per il torso, l’idea dell’imprendibilità del mondo, rileggendovi pure – attraverso i nascosti riferimenti all’aristocrazia meridionale cui il compositore apparteneva – il tramonto di un’epoca storico-intellettuale.

Il teatro musicale di Pennisi da Sylvia Simplex a Descrizione dell'Isola Ferdinandea

MASTROPIETRO, ALESSANDRO
2014-01-01

Abstract

L’esordio nel campo del teatro musicale ‘nuovo’ (ovvero, volutamente anti-melodrammatico nell’assetto interno dei e relazionale tra i media costituenti) arriva, per Francesco Pennisi, relativamente tardi rispetto a tanti altri compositori sodali dell’area sperimentale romana; esso avviene nel 1972, con Sylvia Simplex, ornitoscopia, un lavoro che rilegge in chiave surreale e paradossale la situazione del conferenziere sussiegoso ma in realtà schizofrenico, la cui illustrazione di una semi-immaginaria avifauna scopre alla fine poco scientifici appetiti, ed è intrecciata con interventi vocal-strumentali autonomi o metafisicamente allusivi (testi poetici di Nemi D’Agostino) nonché parallela a un corredo pittorico-visivo di pseudo-esempliicazioni dipinto appositamente dallo stesso Pennisi. Nell’evitare le formule teatral-musicali della tradizione, e nel puntare anche sull’elemento visivo, il lavoro rinvia all’orizzonte della sperimentazione scenica coeva a Roma, ma più in direzione delle eccentriche e composite performance mutimedia di Cosimo Cinieri, col quale Pennisi aveva collaborato personalmente, che con l’incipiente teatro-immagine. Il lavoro di indagine sul fondo Pennisi presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha permesso l’emersione di un torso drammatico-oratoriale, Semilunio, interessante quale trait-d’union con la drammaturgia musicale successiva di Pennisi: Descrizione dell’Isola Ferdinandea (1982) riverbera con l’allegoria dell’isola vulcanica emersa e subito inabissatasi, in forme più distese che nell’acceso e visionario testo di D’Agostino per il torso, l’idea dell’imprendibilità del mondo, rileggendovi pure – attraverso i nascosti riferimenti all’aristocrazia meridionale cui il compositore apparteneva – il tramonto di un’epoca storico-intellettuale.
2014
978-88-7096-791-3
Musical Dramaturgy, Experimental Theatre, Monologue, Absurd Theatre, Sicily
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