A marble Christian epitaph – from the ancient Gdanmaa in Lycaonia (Asia Minor), dating perhaps to the fourth, but, more likely, to the fifth or even the sixth century A.D., when the site experienced a growing prestige as an episcopal seat – was dedicated by the archiater Aurelius Gaius to commemorate his wife Augusta, “archiatress”. The religious faith of the couple – symbolized by the crosses carved on the stele, declared through explicit reference to Jesus and evoked by allusions to the New Testament – could explain the presence in the inscription of a term never attested elsewhere, archieiátrēna (ll. 5-6), an evident female equivalent of archieíatros (ll. 1-2) and a symbol of a gender “parity” between colleagues in public and professional field, but at the same time partners in the private dimension of married life.

Un epitaffio marmoreo cristiano – proveniente dall’antica Gdanmaa in Licaonia (Asia Minore) e databile, forse, al IV, ma, più probabilmente, al V o addirittura al VI secolo d.C., quando, cioè, il sito conobbe un crescente prestigio come sede episcopale – fu posto dall’archiatra Aurelio Gaio in memoria della moglie Augusta, “archiatressa”. La fede religiosa dei coniugi – simboleggiata dalle croci incise sulla stele, dichiarata attraverso il riferimento esplicito a Gesù ed evocata dalle allusioni al Nuovo Testamento – potrebbe spiegare la presenza nel testo epigrafico di un termine altrove mai attestato, archieiátrēna (ll. 5-6), evidente corrispettivo femminile di archieíatros (ll. 1-2) e simbolo di una “parità” di genere fra colleghi nella sfera pubblica e professionale, ma al tempo stesso compagni nella dimensione privata della vita matrimoniale.

Colleghi e coniugi: due archiatri cristiani nell’Anatolia tardoantica

CASSIA, Margherita Guglielmina
2016-01-01

Abstract

A marble Christian epitaph – from the ancient Gdanmaa in Lycaonia (Asia Minor), dating perhaps to the fourth, but, more likely, to the fifth or even the sixth century A.D., when the site experienced a growing prestige as an episcopal seat – was dedicated by the archiater Aurelius Gaius to commemorate his wife Augusta, “archiatress”. The religious faith of the couple – symbolized by the crosses carved on the stele, declared through explicit reference to Jesus and evoked by allusions to the New Testament – could explain the presence in the inscription of a term never attested elsewhere, archieiátrēna (ll. 5-6), an evident female equivalent of archieíatros (ll. 1-2) and a symbol of a gender “parity” between colleagues in public and professional field, but at the same time partners in the private dimension of married life.
2016
978-88-6760-448-7
Un epitaffio marmoreo cristiano – proveniente dall’antica Gdanmaa in Licaonia (Asia Minore) e databile, forse, al IV, ma, più probabilmente, al V o addirittura al VI secolo d.C., quando, cioè, il sito conobbe un crescente prestigio come sede episcopale – fu posto dall’archiatra Aurelio Gaio in memoria della moglie Augusta, “archiatressa”. La fede religiosa dei coniugi – simboleggiata dalle croci incise sulla stele, dichiarata attraverso il riferimento esplicito a Gesù ed evocata dalle allusioni al Nuovo Testamento – potrebbe spiegare la presenza nel testo epigrafico di un termine altrove mai attestato, archieiátrēna (ll. 5-6), evidente corrispettivo femminile di archieíatros (ll. 1-2) e simbolo di una “parità” di genere fra colleghi nella sfera pubblica e professionale, ma al tempo stesso compagni nella dimensione privata della vita matrimoniale.
Medicina antica; Anatolia; Cristianesimo; Ancient medicine; Christianity
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/57270
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