Soggetto di questo lavoro è uno skyphos frammentario di grande interesse attribuito da Beazley al Pittore di Syriskos, proveniente dalla favissa del Persephoneion di Locri Epizefiri. I resti esigui di un’iscrizione dipinta accanto ad uno dei personaggi avevano indotto lo studioso oxoniense a suggerire che la scena rimandasse al mito di Tereo, ma la mancanza assoluta di comparanda a sostegno di questa ipotesi mi ha indotto a percorrere una via diversa tentando di “decrittare” le singole figure per giungere ad un’interpretazione generale della scena. Quello che è apparso di grande interesse ai fini dell’esegesi dell’immagine è stata certamente la figura femminile al centro fra i due uomini: ella sembra dirigersi verso il personaggio collocato a sinistra, che, protende le braccia in un gesto, forse, di accoglienza, mentre a destra un armato si oppone, sguainando la spada. Una donna, dunque, al centro di una disputa fra due uomini: una krisis, una contesa, che ha per oggetto una figura femminile. Ciò che colpisce immediatamente, inoltre, è la voluta sottolineatura dello statuto regale dei tre personaggi, come dimostrano il diadema sul capo della figura femminile e la taenia che cinge la testa del barbato posto a sinistra. I paralleli iconografici per questa scena di krisis, la sintassi figurativa dell’immagine hanno richiamato alla mia mente un episodio di matrice epica molto famoso: oggetto della contesa, potrebbe essere Briseide, non a caso raffigurata al centro della composizione fra i due eroi, mentre la prossemica dell’uomo armato di spada a destra sembra riecheggiare fedelmente i versi omerici, laddove Achille, dinanzi alla minaccia di Agamennone di portargli via Briseide “dal bel viso” ,“ si divideva fra due pensieri diversi [ ] uccidere il figlio di Atreo o calmare la collera e trattenere il suo cuore [ ] e traeva dal fodero la grande spada”.. La possibile “difficoltà” di lettura dell’immagine non deve essere sfuggita al ceramografo che per assicurarne l’identificazione ha inserito indicazioni esplicative, ponendo accanto all’armato l’iscrizione che proponiamo di integrare in [ΑΧΙΛ]ΛEΥS. Riteniamo, dunque, che l’immagine si possa leggere come una costruzione sincretica, nella quale sono raffigurati come contestuali due segmenti temporali che nella realtà si susseguono, quello dell’ira del Pelide giunta al momento culminante in cui l’eroe sguaina la spada per colpire Agamennone e il successivo, in cui l’Atride sottrae ad Achille la nobile schiava, che gli va incontro. Questa variante della storia, che, - dobbiamo segnalarlo, nel racconto omerico rimane solo virtuale, è raffigurata, sui frammenti locresi e la ritroviamo, ancora, su uno skyphos a figure rosse del 480 a.C. circa di Makron/Hieron, sul quale il re di Argo, alla presenza di Taltibio e Diomede, è in atto di prendere possesso della fanciulla, la quale indossa l’himation sollevato a coprire il capo, tenendola saldamente per il polso destro. Sul lato B del vaso il ceramografo sembra ritornare all’ortodossia omerica, scegliendo di raffigurare la scena di presbeia di Odisseo, Aiace e Fenice, presso Achille seduto all’interno della sua tenda. Se poi ci interroghiamo sul perché della fortuna del tema nei decenni che vanno dal 490 al 470 a.C. con la focalizzazione dei ceramografi sulle raffigurazioni dell’ira di Achille e con la conseguente nascita della tradizione visuale relativa all’abductio di Briseide, sono dell’avviso che non si possa respingere l’ipotesi che alla fortuna di questo tema mitico possa aver contribuito l’esperienza tragica eschilea e soprattutto la messa in scena, probabilmente nel 484 a.C, dell’Achilleide, trilogia che si articolava nei drammi i Mirmidoni, le Nereidi, i Frigi. La presenza di uno skyphos che racconta un mito relativo ad Achille, a Locri Epizefiri, infine, potrebbe avere una motivazione specifica. Uno scolio a Platone sembra fare riferimento ad una festa in onore del Pelide Achille ivi celebrata, probabile testimonianza dall’esistenza di un culto in onore di Achille, istituito per celebrare l’aiuto che l’eroe aveva prestato ai Locresi in occasione della battaglia della Sagra contro i Crotoniati. Non possiamo escludere che lungo la rotta che portava gli skyphoi del Pittore di Syriskos in Sicilia, il nostro esemplare sia stato consapevolmente scelto da un qualche acquirente locrese a motivo del suo lessico iconico, evocativo di una realtà cultuale della colonia, ma è probabile che, in ragione della valenza iniziatica di questa forma vascolare, il cui impiego era profondamente connesso con culti e cerimonie volti a sancire i passaggi di status, quali erano quelli in onore della fanciulla Persephone, divenuta sposa di Ade.

La menis di Achille su uno skyphos del Pittore di Syriskos

GIUDICE, ELVIA MARIA LETIZIA
2016-01-01

Abstract

Soggetto di questo lavoro è uno skyphos frammentario di grande interesse attribuito da Beazley al Pittore di Syriskos, proveniente dalla favissa del Persephoneion di Locri Epizefiri. I resti esigui di un’iscrizione dipinta accanto ad uno dei personaggi avevano indotto lo studioso oxoniense a suggerire che la scena rimandasse al mito di Tereo, ma la mancanza assoluta di comparanda a sostegno di questa ipotesi mi ha indotto a percorrere una via diversa tentando di “decrittare” le singole figure per giungere ad un’interpretazione generale della scena. Quello che è apparso di grande interesse ai fini dell’esegesi dell’immagine è stata certamente la figura femminile al centro fra i due uomini: ella sembra dirigersi verso il personaggio collocato a sinistra, che, protende le braccia in un gesto, forse, di accoglienza, mentre a destra un armato si oppone, sguainando la spada. Una donna, dunque, al centro di una disputa fra due uomini: una krisis, una contesa, che ha per oggetto una figura femminile. Ciò che colpisce immediatamente, inoltre, è la voluta sottolineatura dello statuto regale dei tre personaggi, come dimostrano il diadema sul capo della figura femminile e la taenia che cinge la testa del barbato posto a sinistra. I paralleli iconografici per questa scena di krisis, la sintassi figurativa dell’immagine hanno richiamato alla mia mente un episodio di matrice epica molto famoso: oggetto della contesa, potrebbe essere Briseide, non a caso raffigurata al centro della composizione fra i due eroi, mentre la prossemica dell’uomo armato di spada a destra sembra riecheggiare fedelmente i versi omerici, laddove Achille, dinanzi alla minaccia di Agamennone di portargli via Briseide “dal bel viso” ,“ si divideva fra due pensieri diversi [ ] uccidere il figlio di Atreo o calmare la collera e trattenere il suo cuore [ ] e traeva dal fodero la grande spada”.. La possibile “difficoltà” di lettura dell’immagine non deve essere sfuggita al ceramografo che per assicurarne l’identificazione ha inserito indicazioni esplicative, ponendo accanto all’armato l’iscrizione che proponiamo di integrare in [ΑΧΙΛ]ΛEΥS. Riteniamo, dunque, che l’immagine si possa leggere come una costruzione sincretica, nella quale sono raffigurati come contestuali due segmenti temporali che nella realtà si susseguono, quello dell’ira del Pelide giunta al momento culminante in cui l’eroe sguaina la spada per colpire Agamennone e il successivo, in cui l’Atride sottrae ad Achille la nobile schiava, che gli va incontro. Questa variante della storia, che, - dobbiamo segnalarlo, nel racconto omerico rimane solo virtuale, è raffigurata, sui frammenti locresi e la ritroviamo, ancora, su uno skyphos a figure rosse del 480 a.C. circa di Makron/Hieron, sul quale il re di Argo, alla presenza di Taltibio e Diomede, è in atto di prendere possesso della fanciulla, la quale indossa l’himation sollevato a coprire il capo, tenendola saldamente per il polso destro. Sul lato B del vaso il ceramografo sembra ritornare all’ortodossia omerica, scegliendo di raffigurare la scena di presbeia di Odisseo, Aiace e Fenice, presso Achille seduto all’interno della sua tenda. Se poi ci interroghiamo sul perché della fortuna del tema nei decenni che vanno dal 490 al 470 a.C. con la focalizzazione dei ceramografi sulle raffigurazioni dell’ira di Achille e con la conseguente nascita della tradizione visuale relativa all’abductio di Briseide, sono dell’avviso che non si possa respingere l’ipotesi che alla fortuna di questo tema mitico possa aver contribuito l’esperienza tragica eschilea e soprattutto la messa in scena, probabilmente nel 484 a.C, dell’Achilleide, trilogia che si articolava nei drammi i Mirmidoni, le Nereidi, i Frigi. La presenza di uno skyphos che racconta un mito relativo ad Achille, a Locri Epizefiri, infine, potrebbe avere una motivazione specifica. Uno scolio a Platone sembra fare riferimento ad una festa in onore del Pelide Achille ivi celebrata, probabile testimonianza dall’esistenza di un culto in onore di Achille, istituito per celebrare l’aiuto che l’eroe aveva prestato ai Locresi in occasione della battaglia della Sagra contro i Crotoniati. Non possiamo escludere che lungo la rotta che portava gli skyphoi del Pittore di Syriskos in Sicilia, il nostro esemplare sia stato consapevolmente scelto da un qualche acquirente locrese a motivo del suo lessico iconico, evocativo di una realtà cultuale della colonia, ma è probabile che, in ragione della valenza iniziatica di questa forma vascolare, il cui impiego era profondamente connesso con culti e cerimonie volti a sancire i passaggi di status, quali erano quelli in onore della fanciulla Persephone, divenuta sposa di Ade.
2016
9788896800072
EPOS OMERICO; ACHILLE; BRISEIDE, pittura vascolae, Pittore di Syriskos
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/58160
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