Nella Storia della letteratura, registrando in diretta, nel 1870, l’entrata degli italiani a Roma, De Sanctis salutava l’adempimento di quel «programma del mondo moderno» di cui aveva individuato il «fondamento» nella «cosa effettuale» di Machiavelli. Il telos che determinava il mythos della sua Storia era infatti il «graduale avvicinarsi alla natura ed al reale», la «lenta ricostituzione della coscienza nazionale». La cultura del Risorgimento venne analizzata da De Sanctis nei corsi sulle due “scuole” (quella «cattolico-liberale» e quella democratica) tenuti all’Università di Napoli. Lo schema delle due «scuole» gli consentì di analizzare la letteratura come parte essenziale di un sistema complesso. Dopo il 1870 la funzione progressiva della scuola egemonica, quella «cattolico-liberale», connessa al ruolo esemplarmente positivo esercitato dal suo maestro, Manzoni (con il suo «ideale di ritorno», «calato nel reale»), appariva a De Sanctis ormai conclusa, divenuta funzionale a una nuova reazione. Ciò che poteva risanare il paese era non più la “conciliazione” manzoniana, ma quella della scienza con la vita, dell’arte con il reale. Un possibile futuro per la nuova Italia veniva da lui prospettato nella ricerca del “reale”, non nel “realismo” «volgare», nell’ «animalismo» esagerato, ma nella «forma obbiettiva». «Poco parlare noi, e far molto parlare le cose» era «il motto» che consegnava come testamento spirituale all’Italia postrisorgimentale.

Risorgimento e letteratura per Francesco De Sanctis

MANGANARO, ANDREA
2010-01-01

Abstract

Nella Storia della letteratura, registrando in diretta, nel 1870, l’entrata degli italiani a Roma, De Sanctis salutava l’adempimento di quel «programma del mondo moderno» di cui aveva individuato il «fondamento» nella «cosa effettuale» di Machiavelli. Il telos che determinava il mythos della sua Storia era infatti il «graduale avvicinarsi alla natura ed al reale», la «lenta ricostituzione della coscienza nazionale». La cultura del Risorgimento venne analizzata da De Sanctis nei corsi sulle due “scuole” (quella «cattolico-liberale» e quella democratica) tenuti all’Università di Napoli. Lo schema delle due «scuole» gli consentì di analizzare la letteratura come parte essenziale di un sistema complesso. Dopo il 1870 la funzione progressiva della scuola egemonica, quella «cattolico-liberale», connessa al ruolo esemplarmente positivo esercitato dal suo maestro, Manzoni (con il suo «ideale di ritorno», «calato nel reale»), appariva a De Sanctis ormai conclusa, divenuta funzionale a una nuova reazione. Ciò che poteva risanare il paese era non più la “conciliazione” manzoniana, ma quella della scienza con la vita, dell’arte con il reale. Un possibile futuro per la nuova Italia veniva da lui prospettato nella ricerca del “reale”, non nel “realismo” «volgare», nell’ «animalismo» esagerato, ma nella «forma obbiettiva». «Poco parlare noi, e far molto parlare le cose» era «il motto» che consegnava come testamento spirituale all’Italia postrisorgimentale.
2010
978-88-7667-404-4
Storia della letteratura, Risorgimento, “scuola cattolico liberale”, “scuola democratica”, “reale”
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