Nel "Convivio" Dante asserisce l'intraducibilità della poesia, esempi il Salterio di Davide e i poemi di Omero. Le traduzioni in greco e in latino dei Salmi vengono espressamente svalutate quanto alla forma. Ma nella "Commedia" Dante tenta di riguadagnare in qualche modo l'armonia perduta del canto davidico. Egli cita brevi spezzoni in latino dei salmi biblici, ottenendo effetti suggestivi grazie all'innesto di questi segmenti nella metrica italiana e nel complessivo tessuto volgare del poema. Il bilinguismo prodotto nel testo da queste citazioni offre una personale restituzione della bellezza perduta dei salmi ebraici, riattinta attraverso il meticciato espressivo piuttosto che in una problematica traduzione unilinguistica. Questo meticciato, con tutto il peso che il latino vi gioca, resta una risorsa del volgare stesso, almeno entro il poema di Dante, dove il verbo escatologico si fa carne nella loquela attuale e viva, e dove gli innesti della "gramatica" non possono che figurare come modalità di frastagliarsi che la lingua base individua, con valorizzazione di ogni apporto. E' in screziature del volgare che l'antica armonia del Salterio rivive. Per rapide intermittenze.
Dante e i salmi
CRISTALDI, Sergio Alfio Maria
2011-01-01
Abstract
Nel "Convivio" Dante asserisce l'intraducibilità della poesia, esempi il Salterio di Davide e i poemi di Omero. Le traduzioni in greco e in latino dei Salmi vengono espressamente svalutate quanto alla forma. Ma nella "Commedia" Dante tenta di riguadagnare in qualche modo l'armonia perduta del canto davidico. Egli cita brevi spezzoni in latino dei salmi biblici, ottenendo effetti suggestivi grazie all'innesto di questi segmenti nella metrica italiana e nel complessivo tessuto volgare del poema. Il bilinguismo prodotto nel testo da queste citazioni offre una personale restituzione della bellezza perduta dei salmi ebraici, riattinta attraverso il meticciato espressivo piuttosto che in una problematica traduzione unilinguistica. Questo meticciato, con tutto il peso che il latino vi gioca, resta una risorsa del volgare stesso, almeno entro il poema di Dante, dove il verbo escatologico si fa carne nella loquela attuale e viva, e dove gli innesti della "gramatica" non possono che figurare come modalità di frastagliarsi che la lingua base individua, con valorizzazione di ogni apporto. E' in screziature del volgare che l'antica armonia del Salterio rivive. Per rapide intermittenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.