Tangere corda audientium contra iram (Greg. M., past 3,16)

Nell’ermeneutica biblica di Gregorio Magno la qualificazione dell’ira quale vizio e/o passione assume una connotazione dialettica in ordine alle funzioni del praedicator nella Regola Pastorale, modello della attività sermocinale medievale. I verba praedicationis, e gli exempla biblici, proposti da Gregorio, realizzano - attraverso l’interpretazione mistico-allegorica - una proposta educativa che nell’offrire al pastor l’assunzione di una diversitas locutionis creano un percorso terapeteutico-salvifico finalizzato al superamento del vizio/peccato di ira. L’esegesi dei loci biblici , orientata alla qualificazione e alla costruzione di un processo introspettivo, richiama la tradizione senechiana, seppur intrisa di riflessioni teologiche che didatticamente semplificate sono volte ad arginare il vitium ed impedirne, verosimilmente, quella nefasta proliferazione che inficia l’animo : il tumor mentis, vis tassonomica moralmente e giuridicamente disgregante per la societas cristiana.