Nel corso dell'ultimo decennio la tv per ragazzi ha subito trasformazioni tali sul piano contenutistico, di fruizione, di interazione con gli altri media da divenire un caso a parte nel sistema televisivo. La crisi del pedagogismo delle origini, il progressivo slittamento delle fasce d’età di fruizione, la continua ibridazione dei programmi, l’offerta proliferante ma indistinta sul satellite caratterizzano oggi la neo-tv per ragazzi, i cui programmi più significativi vengono analizzati in questo contributo da un punto di vista testuale e linguistico. Se nella paleotv per ragazzi si distinguevano generi e sottogeneri, nel corso degli ultimi anni, a seguito del consolidamento del circuito mediatico per bambini che comprende tv, pubblicità, giochi e videogiochi, web, la tv per ragazzi è divenuta solo uno degli snodi di tale circuito, pur rimanendo ente formativo a tutti gli effetti, dotato di un potente effetto modellizzante, con un’offerta condizionata dal mercato, secondo le logiche dell’audience e della globalizzazione. Inoltre, con la neotelevisione, i bambini sono diventati grandi consumatori di tutti i prodotti televisivi per adulti, spesso improntati a un registro ludico con un’ostentata ricerca di un consenso. In prospettiva cross-mediale, il parlato della tv dei ragazzi rimane oggi comunque un nucleo importante nella formazione della competenza linguistica dei bambini, pur con i limiti della ricezione dei messaggi televisivi di flusso, non negoziabili, con in più l’effetto disorientante dell’accumulo passivo di informazione, e con l’eccesso di componente iconica che spesso mette in secondo piano la componente verbale. Se è vero che le migliori trasmissioni per bambini in età prescolare dovrebbero tenere nella dovuta considerazione i bambini come elaboratori attivi e autonomi d’informazioni durante il processo di acquisizione linguistica, oggi i buoni programmi-contenitore con setting teatrale (come la Melevisione), o “naturale” o in esterni (come L’Albero Azzurro o È domenica papà) e con le figure dei conduttori/mediatori, sono scomparsi e ne rimane solo qualche esempio sul satellite, mentre i programmi per l’età scolare mostrano in partenza caratteristiche ben diverse in relazione agli usi lessicali e morfosintattici meno sorvegliati e più vicini al cosiddetto linguaggio giovanile. La fiction per ragazzi, per esempio, passata da moduli e stilemi teatrali tradizionali (con dialoghi dal ritmo enunciativo sostenuto e stilisticamente vicino alla norma, come in I ragazzi di Padre Tobia), alle fiction degli anni Ottanta (come Love me Licia, “ricalcata” su un cartone animato), approda oggi a prodotti come Quelli dell’intervallo, testo che ibrida la testualità narrativa con quella della gag teatrale e con i moduli dell’intrattenimento breve televisivo di ultima generazione (con processi di caricaturizzazione e di resa iperreale). Al ricco impianto linguistico-testuale di una volta, rappresentato dalle trasmissioni con mediatore, fa dunque riscontro oggi una testualità nella quale, per motivi strutturali, la costruzione del senso è affidata in parti diseguali alla componente visiva, a quella musicale e a quella verbale vera e propria, con un progressivo spostamento verso ritmi verbo/visivo/musicali sempre più nucleari e sincopati e con conseguenze importanti sui processi di acquisizione linguistica e di ri-uso dell'italiano da parte dei bambini.

Modelli linguistici e testuali della tv per ragazzi

SARDO, ROSARIA
2007-01-01

Abstract

Nel corso dell'ultimo decennio la tv per ragazzi ha subito trasformazioni tali sul piano contenutistico, di fruizione, di interazione con gli altri media da divenire un caso a parte nel sistema televisivo. La crisi del pedagogismo delle origini, il progressivo slittamento delle fasce d’età di fruizione, la continua ibridazione dei programmi, l’offerta proliferante ma indistinta sul satellite caratterizzano oggi la neo-tv per ragazzi, i cui programmi più significativi vengono analizzati in questo contributo da un punto di vista testuale e linguistico. Se nella paleotv per ragazzi si distinguevano generi e sottogeneri, nel corso degli ultimi anni, a seguito del consolidamento del circuito mediatico per bambini che comprende tv, pubblicità, giochi e videogiochi, web, la tv per ragazzi è divenuta solo uno degli snodi di tale circuito, pur rimanendo ente formativo a tutti gli effetti, dotato di un potente effetto modellizzante, con un’offerta condizionata dal mercato, secondo le logiche dell’audience e della globalizzazione. Inoltre, con la neotelevisione, i bambini sono diventati grandi consumatori di tutti i prodotti televisivi per adulti, spesso improntati a un registro ludico con un’ostentata ricerca di un consenso. In prospettiva cross-mediale, il parlato della tv dei ragazzi rimane oggi comunque un nucleo importante nella formazione della competenza linguistica dei bambini, pur con i limiti della ricezione dei messaggi televisivi di flusso, non negoziabili, con in più l’effetto disorientante dell’accumulo passivo di informazione, e con l’eccesso di componente iconica che spesso mette in secondo piano la componente verbale. Se è vero che le migliori trasmissioni per bambini in età prescolare dovrebbero tenere nella dovuta considerazione i bambini come elaboratori attivi e autonomi d’informazioni durante il processo di acquisizione linguistica, oggi i buoni programmi-contenitore con setting teatrale (come la Melevisione), o “naturale” o in esterni (come L’Albero Azzurro o È domenica papà) e con le figure dei conduttori/mediatori, sono scomparsi e ne rimane solo qualche esempio sul satellite, mentre i programmi per l’età scolare mostrano in partenza caratteristiche ben diverse in relazione agli usi lessicali e morfosintattici meno sorvegliati e più vicini al cosiddetto linguaggio giovanile. La fiction per ragazzi, per esempio, passata da moduli e stilemi teatrali tradizionali (con dialoghi dal ritmo enunciativo sostenuto e stilisticamente vicino alla norma, come in I ragazzi di Padre Tobia), alle fiction degli anni Ottanta (come Love me Licia, “ricalcata” su un cartone animato), approda oggi a prodotti come Quelli dell’intervallo, testo che ibrida la testualità narrativa con quella della gag teatrale e con i moduli dell’intrattenimento breve televisivo di ultima generazione (con processi di caricaturizzazione e di resa iperreale). Al ricco impianto linguistico-testuale di una volta, rappresentato dalle trasmissioni con mediatore, fa dunque riscontro oggi una testualità nella quale, per motivi strutturali, la costruzione del senso è affidata in parti diseguali alla componente visiva, a quella musicale e a quella verbale vera e propria, con un progressivo spostamento verso ritmi verbo/visivo/musicali sempre più nucleari e sincopati e con conseguenze importanti sui processi di acquisizione linguistica e di ri-uso dell'italiano da parte dei bambini.
2007
978-88-7796-335-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/60596
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