Particolarmente frequente è oggi il rimando alla ‘terra’ quale luogo di importanti esperienze d’apprendimento/apprendistato delle più significative regole che sovrintendono alla vita, quale sede di attese di crescita, di risoluzione di conflitti ed esercizio della speranza, di armonico sviluppo delle potenzialità dell’essere umano. Nel lavoro di coltuta/cultura non è possibile esercitare delega, esso chiama ad entrare in gioco, ad assumere parte attiva nelle decisioni che riguardano il pianeta, sollecita a più livelli maggiore consapevolezza rispetto ai quotidiani comportamenti entro un complessivo universo di significati in cui il destino di ognuno è sempre, sotto molti profili, individuale e sociale al tempo stesso. La ricerca pedagogica contemporanea non può non soffermare la propria riflessione sulla portata di tanto diffuso, variegato e diversificato fenomeno, sulle dinamiche sociopolitiche, economiche, sulle pratiche educativo-didattiche e riabilitative che ad esso si accompagnano. Ma soprattutto non può non avviare un’approfondita e critica analisi intorno all’immaginario, ai modelli che va ad alimentare quella che, senza alcun dubbio, si offre alla nostra attenzione come una tra le più antiche e frequentate metafore del discorso pedagogico: la metafora dell’educatore/coltivatore, della pratica della coltivazione della terra come pratica educativa.
Titolo: | La terra come luogo di cura educativa. Orti di Pace-Sicilia, immaginario sociale e nuova progettualità educativa |
Autori interni: | |
Data di pubblicazione: | 2013 |
Handle: | http://hdl.handle.net/20.500.11769/60805 |
ISBN: | 978-88-6760-114-1 |
Appare nelle tipologie: | 2.1 Contributo in volume (Capitolo o Saggio) |