Le lettere autografe (1667-1698) di Suor Maria Crocifissa della Concezione - dei duchi di Palma e di Lampedusa - e le rielaborazioni successive dei suoi testi da parte di consorelle, o del fratello, o del padre spirituale lasciano emergere un repertorio ricco e articolato in diatopia e in diafasia. Uno spaccato interlinguistico e stilistico piuttosto interessante, che ruota attorno al “progetto di santità” che coinvolse la religiosa (Cabibbo - Modica 1989). Si tratta di testimonianze scrittorie moltiplicate da vari processi di rielaborazione, che lasciano aperti alcuni interrogativi sulle reali competenze linguistiche della suora, i cui testi epistolari vanno senz’altro messi in relazione con altre scritture religiose femminili coeve (Librandi 2003, Casapullo 2005 e 2007, Fresu 2012). Nel nostro corpus si passa da un’interscrittura ricca di elementi lessicali del siciliano occidentale - nelle lettere informali al fratello Giuseppe - a un’interscrittura avanzata verso il target toscano, spesso nutrita di “latinanze” e di letture poetiche e agiografiche, nelle lettere al padre spirituale. Crocifissa sentiva spesso la necessità di ribadire l’immediatezza e la spontaneità della sua scrittura, eppure le sue lettere spirituali erano decisamente elaborate e venivano anche citate come modelli da lessicografi del tempo come Onofrio Malatesta. Proiettata sullo sfondo delle competenze linguistiche del clero siciliano nei secoli XVI - XVIII e su quello delle scritture religiose di altre aree della penisola, l’esperienza comunicativa di Suor Maria Crocifissa assume un valore peculiare anche sul versante dell’osservazione dei processi di manipolazione “politica” del testo.
Testo moltiplicato e “progetto di santità”: le lettere di suor Maria Crocifissa de’ Tomasi (1667-1698)
Sardo Rosaria
2024-01-01
Abstract
Le lettere autografe (1667-1698) di Suor Maria Crocifissa della Concezione - dei duchi di Palma e di Lampedusa - e le rielaborazioni successive dei suoi testi da parte di consorelle, o del fratello, o del padre spirituale lasciano emergere un repertorio ricco e articolato in diatopia e in diafasia. Uno spaccato interlinguistico e stilistico piuttosto interessante, che ruota attorno al “progetto di santità” che coinvolse la religiosa (Cabibbo - Modica 1989). Si tratta di testimonianze scrittorie moltiplicate da vari processi di rielaborazione, che lasciano aperti alcuni interrogativi sulle reali competenze linguistiche della suora, i cui testi epistolari vanno senz’altro messi in relazione con altre scritture religiose femminili coeve (Librandi 2003, Casapullo 2005 e 2007, Fresu 2012). Nel nostro corpus si passa da un’interscrittura ricca di elementi lessicali del siciliano occidentale - nelle lettere informali al fratello Giuseppe - a un’interscrittura avanzata verso il target toscano, spesso nutrita di “latinanze” e di letture poetiche e agiografiche, nelle lettere al padre spirituale. Crocifissa sentiva spesso la necessità di ribadire l’immediatezza e la spontaneità della sua scrittura, eppure le sue lettere spirituali erano decisamente elaborate e venivano anche citate come modelli da lessicografi del tempo come Onofrio Malatesta. Proiettata sullo sfondo delle competenze linguistiche del clero siciliano nei secoli XVI - XVIII e su quello delle scritture religiose di altre aree della penisola, l’esperienza comunicativa di Suor Maria Crocifissa assume un valore peculiare anche sul versante dell’osservazione dei processi di manipolazione “politica” del testo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.