Nel contesto della riflessione tardoantica sul rapporto tra anima e corpo ed in particolare sulla questione della sede dell’anima, viene sottolineata la posizione di Gregorio di Nissa, il quale, in merito al rapporto tra anima e corpo e in particolare alla sede corporea dell’egemonico, nega che alcuna collocazione corporea possa essere assegnata all’elemento intelligibile, perché esso non è assoggettato al diastema, ossia alla dimensione spazio-temporale che caratterizza la corporeità. Se da questo punto di vista nessuna connessione ontologica può essere individuata tra i due livelli, esiste nondimeno una relazione naturale e profonda, tale per cui l’anima regola e governa il corpo, che ad essa sarà riunito nella resurrezione. La distanza che Gregorio proclama a più riprese tra sensibile ed intelligibile viene ad essere mitigata poiché, secondo una delle sue dottrine più ardite, la materia stessa non ha autonomia ontologica ma è il risultato del concorso di elementi – quali pesantezza, volume, colore etc. – che in sé non sono altro che puri intelligibili.

La discussione sulla sede dello hegemonikon in Gregorio di Nissa

IOZZIA, DANIELE
2016-01-01

Abstract

Nel contesto della riflessione tardoantica sul rapporto tra anima e corpo ed in particolare sulla questione della sede dell’anima, viene sottolineata la posizione di Gregorio di Nissa, il quale, in merito al rapporto tra anima e corpo e in particolare alla sede corporea dell’egemonico, nega che alcuna collocazione corporea possa essere assegnata all’elemento intelligibile, perché esso non è assoggettato al diastema, ossia alla dimensione spazio-temporale che caratterizza la corporeità. Se da questo punto di vista nessuna connessione ontologica può essere individuata tra i due livelli, esiste nondimeno una relazione naturale e profonda, tale per cui l’anima regola e governa il corpo, che ad essa sarà riunito nella resurrezione. La distanza che Gregorio proclama a più riprese tra sensibile ed intelligibile viene ad essere mitigata poiché, secondo una delle sue dottrine più ardite, la materia stessa non ha autonomia ontologica ma è il risultato del concorso di elementi – quali pesantezza, volume, colore etc. – che in sé non sono altro che puri intelligibili.
2016
978-3-89665-701-5
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/61600
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact