L’oasi come casa. La ricerca del domestico nelle architetture in Perù di Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse

Se è vero che la casa è un mondo in misura ridotta, essa deve incarnare il principio di un atto fondativo che mette in rappresentazione e in forma costruita il modo migliore di abitare in quel mondo stesso. Un mondo, dunque, in cui le condizioni di vita trovano, nella casa, la risposta architettonica a un’idea di adattamento all’ambiente e al clima. Ogni civiltà si fonda sulla messa in opera di una soluzione collettiva a questo bisogno ancestrale. La scelta di come mettere radici del singolo progredisce nella comune presa di coscienza di una strategia di fondazione. L’idea della casa evolve quindi in costruzione della città e istruisce le trasformazioni di dimensioni via via più estese, fino all’armatura dei territori. Ma la geografia naturale indirizza sempre gli artifici dell’antropo-geografia e il peccato originale di questa vasta azione trasformativa che traduce le geografie in habitat umano, per la via di modificazioni radicali d’ingegno, conserva in sé qualcosa della logica del preesistente all’uomo.