Le origini di una comunità fra le nazioni europee si ritrovano negli ideali di pace del dopoguerra, nella volontà di sostituire un’unione doganale, economica e politica, che potesse offrire un contributo rivolto e smorzare le tensioni esistenti in ambito internazionale fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, in un periodo storico nel quale il principale obiettivo era quello di ricostruire sia la vita sociale che quella economica. Motore trainante di questa “rivoluzione”, nella visione unanime dei padri fondatori della Comunità Europea, era l’agricoltura, che, con le proprie caratteristiche e peculiarità, doveva integrarsi in un mercato comune, adottando le strategie necessarie atte a favorirne lo sviluppo, anche attraverso una protezione alle frontiere mirante a contrastare la concorrenza internazionale. In una prima fase, la Politica Agricola Comune venne basata soprattutto sul sostegno dei prezzi agricoli. Con l’aumento delle produzioni, crebbe progressivamente la spesa destinata al sostegno dell’agricoltura, mentre la Comunità Europea si poneva nuovi obiettivi, sollecitati dal passaggio da una Comunità a 6, ad una a 9 e poi a 10 e quindi a 12 Paesi, in vista di successivi allargamenti. Fu così che a partire dal 1992–’93 la PAC fu interessata da profondi mutamenti, puntando non più sul sostegno dei prezzi, ma dei redditi dei produttori agricoli, mentre si affacciavano nuove esigenze. Altre svolte si ebbero nella PAC a causa di una molteplicità di circostanze, interne ed esterne alla Comunità Europea, frattanto allargatasi prima a 15, poi a 25 ed infine a 27 Paesi. I nuovi assetti normativi furono espressi in Agenda 2000 e sviluppati nella cosiddetta Riforma di medio termine. L’Unione Europea consolidò l’orientamento verso una PAC basata sul sostegno dei redditi, estendendola a gran parte dei comparti produttivi della sua agricoltura; pose tuttavia alcuni vincoli, puntando sulla promozione delle attività produttive sostenibili, della multifunzionalità dell’agricoltura e, più in generale, dello sviluppo rurale, nonché su una graduale apertura sui mercati internazionali, che dovrebbero portare in prospettiva (e comunque entro il 2013) ad una sensibile attenuazione del grado di protezione e di tutela, di cui ha finora beneficiato gran parte dell’agricoltura europea, con particolare riguardo a quei comparti basati sulle produzioni continentali.
Evoluzioni e prospettive della Politica Agricola Comune
BELLIA, CLAUDIO
2009-01-01
Abstract
Le origini di una comunità fra le nazioni europee si ritrovano negli ideali di pace del dopoguerra, nella volontà di sostituire un’unione doganale, economica e politica, che potesse offrire un contributo rivolto e smorzare le tensioni esistenti in ambito internazionale fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, in un periodo storico nel quale il principale obiettivo era quello di ricostruire sia la vita sociale che quella economica. Motore trainante di questa “rivoluzione”, nella visione unanime dei padri fondatori della Comunità Europea, era l’agricoltura, che, con le proprie caratteristiche e peculiarità, doveva integrarsi in un mercato comune, adottando le strategie necessarie atte a favorirne lo sviluppo, anche attraverso una protezione alle frontiere mirante a contrastare la concorrenza internazionale. In una prima fase, la Politica Agricola Comune venne basata soprattutto sul sostegno dei prezzi agricoli. Con l’aumento delle produzioni, crebbe progressivamente la spesa destinata al sostegno dell’agricoltura, mentre la Comunità Europea si poneva nuovi obiettivi, sollecitati dal passaggio da una Comunità a 6, ad una a 9 e poi a 10 e quindi a 12 Paesi, in vista di successivi allargamenti. Fu così che a partire dal 1992–’93 la PAC fu interessata da profondi mutamenti, puntando non più sul sostegno dei prezzi, ma dei redditi dei produttori agricoli, mentre si affacciavano nuove esigenze. Altre svolte si ebbero nella PAC a causa di una molteplicità di circostanze, interne ed esterne alla Comunità Europea, frattanto allargatasi prima a 15, poi a 25 ed infine a 27 Paesi. I nuovi assetti normativi furono espressi in Agenda 2000 e sviluppati nella cosiddetta Riforma di medio termine. L’Unione Europea consolidò l’orientamento verso una PAC basata sul sostegno dei redditi, estendendola a gran parte dei comparti produttivi della sua agricoltura; pose tuttavia alcuni vincoli, puntando sulla promozione delle attività produttive sostenibili, della multifunzionalità dell’agricoltura e, più in generale, dello sviluppo rurale, nonché su una graduale apertura sui mercati internazionali, che dovrebbero portare in prospettiva (e comunque entro il 2013) ad una sensibile attenuazione del grado di protezione e di tutela, di cui ha finora beneficiato gran parte dell’agricoltura europea, con particolare riguardo a quei comparti basati sulle produzioni continentali.File | Dimensione | Formato | |
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