La prima delle dodici fatiche imposte a Eracle da Euristeo, re di Tirinto, fu quella di uccidere e scuoiare il leone che viveva in un antro non lontano dalla città di Nemea in Argolide, una belva enorme che assaliva gli abitanti, divorava gli armenti ed era ritenuta invulnerabile. In questo mythos è possibile scorgere soltanto la presenza archetipica dell’eroe solitario, capace di sconfiggere gli aspetti mostruosi e ferini della natura, creando le premesse per l’istituzione di una società civile, oppure i timori degli antichi Greci di fronte alle aggressioni di belve possenti come i leoni potevano originare dalla concreta presenza di questi animali nella Grecia continentale in un’epoca remota ancorché, forse, storicamente individuabile? Insomma, il mythos potrebbe supportare il logos, veicolando in maniera evocativa contenuti di verità? L’analisi minuziosa delle testimonianze letterarie consente di cogliere le fasi del progressivo assottigliarsi dell’areale di distribuzione del grande felino, destinato gradualmente e inevitabilmente a scomparire – forse già alle soglie dell’epoca classica o in età flavia oppure, più verosimilmente, nel corso della Tarda Antichità – dalle aree maggiormente antropizzate dell’Ellade sia a causa della crescente occupazione e sfruttamento agricolo e pascolativo del territorio sia a causa della caccia, attività venatoria finalizzata a sterminare un pericoloso predatore e/o a catturare una potenziale fiera per le venationes.

Il leone in Grecia fra età classica e Tarda Antichità: dalla caccia indiscriminata fino alle soglie dell’estinzione

Gaetano Arena
2024-01-01

Abstract

La prima delle dodici fatiche imposte a Eracle da Euristeo, re di Tirinto, fu quella di uccidere e scuoiare il leone che viveva in un antro non lontano dalla città di Nemea in Argolide, una belva enorme che assaliva gli abitanti, divorava gli armenti ed era ritenuta invulnerabile. In questo mythos è possibile scorgere soltanto la presenza archetipica dell’eroe solitario, capace di sconfiggere gli aspetti mostruosi e ferini della natura, creando le premesse per l’istituzione di una società civile, oppure i timori degli antichi Greci di fronte alle aggressioni di belve possenti come i leoni potevano originare dalla concreta presenza di questi animali nella Grecia continentale in un’epoca remota ancorché, forse, storicamente individuabile? Insomma, il mythos potrebbe supportare il logos, veicolando in maniera evocativa contenuti di verità? L’analisi minuziosa delle testimonianze letterarie consente di cogliere le fasi del progressivo assottigliarsi dell’areale di distribuzione del grande felino, destinato gradualmente e inevitabilmente a scomparire – forse già alle soglie dell’epoca classica o in età flavia oppure, più verosimilmente, nel corso della Tarda Antichità – dalle aree maggiormente antropizzate dell’Ellade sia a causa della crescente occupazione e sfruttamento agricolo e pascolativo del territorio sia a causa della caccia, attività venatoria finalizzata a sterminare un pericoloso predatore e/o a catturare una potenziale fiera per le venationes.
2024
9788846768582
età repubblicana e imperiale, Balcani, animali selvatici, venationes, società, cultura.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/631367
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