Esistono nella Commedia di Dante enigmi così oscuri da riuscire scoraggianti e indurre i lettori più cauti a un rassegnato agnosticismo. Nel caso del Veltro, tuttavia, il buio non è totale e con l'ausilio dei barlumi percepibili ci si può gradualmente orientare. Legato idealmente a Enea, il Veltro è un araldo dell'Aquila imperiale, un imperatore o un suo rappresentante e vicario. Una riscossa capitanata da un Veltro imperiale ha un imprescindibile aspetto politico, comporta la reintegrazione della monarchia universale rispetto alle spinte particolaristiche. Ma promuove anche una riforma della Chiesa, una sua liberazione dalla cupidigia e dall'ingerenza nella sfera temporale. All'epoca di Dante, l'idea di un fattore politico attivo e incisivo nella purificazione della Chiesa era tutt'altro che peregrina; la coltivavano anche autori inclini alla netta articolazione fra temporale e spirituale. Il Veltro, del resto, non farà che avocare nuovamente all'Impero quelle prerogative che la Ciesa ha usurpato; in questo modo realizzerà a un tempo il risollevamento della monarchia universale e la purificazione degli ecclesiastici, ricondotti alle loro responsabilità pastorali. Questo quadro è sufficientemente chiaro. Non si deve tuttavia pretendere di puntualizzarlo ulteriormente, fino a indicare le precise generalità del Veltro. Non è dato estrarre un preciso nome dalle elusive terzine dantesche, alle generalità dell'inviato provvidenziale è forza rinunciare. Questa rinuncia, comunque, non è così dolorosa e non comporta affatto un passo indietro rispetto alle conclusioni fin qui acquisite. Le nervature essenziali del pensiero dantesco, che vuol essere all'altezza del significato e della direzione del corso storico, contano maggiormente del privato taccuino dell'esule, sedotto e poi deluso da questa o quella personalità appariscente ed effimera.

Inchiesta sul Veltro

CRISTALDI, Sergio Alfio Maria
2008-01-01

Abstract

Esistono nella Commedia di Dante enigmi così oscuri da riuscire scoraggianti e indurre i lettori più cauti a un rassegnato agnosticismo. Nel caso del Veltro, tuttavia, il buio non è totale e con l'ausilio dei barlumi percepibili ci si può gradualmente orientare. Legato idealmente a Enea, il Veltro è un araldo dell'Aquila imperiale, un imperatore o un suo rappresentante e vicario. Una riscossa capitanata da un Veltro imperiale ha un imprescindibile aspetto politico, comporta la reintegrazione della monarchia universale rispetto alle spinte particolaristiche. Ma promuove anche una riforma della Chiesa, una sua liberazione dalla cupidigia e dall'ingerenza nella sfera temporale. All'epoca di Dante, l'idea di un fattore politico attivo e incisivo nella purificazione della Chiesa era tutt'altro che peregrina; la coltivavano anche autori inclini alla netta articolazione fra temporale e spirituale. Il Veltro, del resto, non farà che avocare nuovamente all'Impero quelle prerogative che la Ciesa ha usurpato; in questo modo realizzerà a un tempo il risollevamento della monarchia universale e la purificazione degli ecclesiastici, ricondotti alle loro responsabilità pastorali. Questo quadro è sufficientemente chiaro. Non si deve tuttavia pretendere di puntualizzarlo ulteriormente, fino a indicare le precise generalità del Veltro. Non è dato estrarre un preciso nome dalle elusive terzine dantesche, alle generalità dell'inviato provvidenziale è forza rinunciare. Questa rinuncia, comunque, non è così dolorosa e non comporta affatto un passo indietro rispetto alle conclusioni fin qui acquisite. Le nervature essenziali del pensiero dantesco, che vuol essere all'altezza del significato e della direzione del corso storico, contano maggiormente del privato taccuino dell'esule, sedotto e poi deluso da questa o quella personalità appariscente ed effimera.
2008
9-788895-104683
Dante; Commedia; Veltro
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