Negli ultimi tempi, le politiche migratorie dell’Unione Europea hanno imposto controlli sempre più vincolanti alle frontiere, rendendo ancora più difficoltoso il già complicato viaggio che i soggetti migranti devono affrontare per raggiungere i Paesi d’accoglienza (della Porta 2018). Ciò ha condotto i migranti – ma anche cittadini-sostenitori, come il gruppo We are here ad Amsterdam (Hajer 2017) – a riunirsi in gruppi informali per rivendicare "il diritto ad avere diritti" (Hajer e Broer 2020). Di particolare rilevanza sono, invece, le manifestazioni a favore del riconoscimento della libertà di movimento degli stranieri promosse dalle reti associative, quali Project20k e No Borders (Garkisch, Heidingsfelder e Beckmann, 2017: 1859-1860), che utilizzano una nuova tipologia di attivismo civico (Moro, 2010) in chiave prosociale, volta all’attuazione di principi democratici: si prospetta così un’idea di disobbedienza civile orientata alla socialità, all’affettività, alla compassione e all’empatia – diversamente da quanto accadeva per i movimenti del passato –, la quale aspira a costruire una società non soltanto in grado di tutelare i diritti dei soggetti in condizioni di svantaggio, ma anche di preservare la democrazia dal pericolo di forme di governo autoritarie (Schwiertz 2022). L’obiettivo del paper è quello di analizzare le reti di attivismo prosociale attraverso l’applicazione di un disegno triangolare in tre fasi: la prima fase consta di una campagna di interviste non direttive nell’ambito di reti pro-migranti siciliane, al fine di analizzare le forme di attivismo sopracitate, e di un gruppo di discussione composto dai membri del direttivo delle reti, realizzato grazie all’applicazione del metodo Delphi (De Luca 2010), con l’obiettivo di individuare nuovi intervistati e ottimizzare il protocollo di intervista per le successive interviste; nelle ulteriori due fasi, si è proceduto alla comparazione con una breve campagna di interviste semi-strutturate rivolte ai migranti attivi nelle proteste organizzate dalle reti, allo scopo di comprendere i profondi mutamenti generati nei processi democratici dalle attuali politiche migratorie.
Attivismo prosociale: atti rivendicativi volti alla realizzazione dei principi democratici
	
	
	
		
		
		
		
		
	
	
	
	
	
	
	
	
		
		
		
		
		
			
			
			
		
		
		
		
			
			
				
				
					
					
					
					
						
							
						
						
					
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
				
			
			
		
		
		
		
	
Davide Nicolosi
			2024-01-01
Abstract
Negli ultimi tempi, le politiche migratorie dell’Unione Europea hanno imposto controlli sempre più vincolanti alle frontiere, rendendo ancora più difficoltoso il già complicato viaggio che i soggetti migranti devono affrontare per raggiungere i Paesi d’accoglienza (della Porta 2018). Ciò ha condotto i migranti – ma anche cittadini-sostenitori, come il gruppo We are here ad Amsterdam (Hajer 2017) – a riunirsi in gruppi informali per rivendicare "il diritto ad avere diritti" (Hajer e Broer 2020). Di particolare rilevanza sono, invece, le manifestazioni a favore del riconoscimento della libertà di movimento degli stranieri promosse dalle reti associative, quali Project20k e No Borders (Garkisch, Heidingsfelder e Beckmann, 2017: 1859-1860), che utilizzano una nuova tipologia di attivismo civico (Moro, 2010) in chiave prosociale, volta all’attuazione di principi democratici: si prospetta così un’idea di disobbedienza civile orientata alla socialità, all’affettività, alla compassione e all’empatia – diversamente da quanto accadeva per i movimenti del passato –, la quale aspira a costruire una società non soltanto in grado di tutelare i diritti dei soggetti in condizioni di svantaggio, ma anche di preservare la democrazia dal pericolo di forme di governo autoritarie (Schwiertz 2022). L’obiettivo del paper è quello di analizzare le reti di attivismo prosociale attraverso l’applicazione di un disegno triangolare in tre fasi: la prima fase consta di una campagna di interviste non direttive nell’ambito di reti pro-migranti siciliane, al fine di analizzare le forme di attivismo sopracitate, e di un gruppo di discussione composto dai membri del direttivo delle reti, realizzato grazie all’applicazione del metodo Delphi (De Luca 2010), con l’obiettivo di individuare nuovi intervistati e ottimizzare il protocollo di intervista per le successive interviste; nelle ulteriori due fasi, si è proceduto alla comparazione con una breve campagna di interviste semi-strutturate rivolte ai migranti attivi nelle proteste organizzate dalle reti, allo scopo di comprendere i profondi mutamenti generati nei processi democratici dalle attuali politiche migratorie.| File | Dimensione | Formato | |
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