Il dialetto è da sempre stato soggetto a forze di segno opposto, che hanno portato a considerarlo il codice da estirpare per la necessaria acquisizione della lingua comune o, al contrario, uno strumento espressivo ed identitario. I contrastanti giudizi dei parlanti sul dialetto e, parallelamente, sull’italiano regionale, plasmano l’ideologia linguistica della comunità e non consentono a molti di guardare alla questione senza pregiudizi. Compito importante di scuola e università deve essere anche quello di fornire agli studenti strumenti analitici adeguati per osservare l’assetto variazionale dell’italiano contemporaneo e per riflettere sul proprio uso senza condizionamenti ideologici. Il contributo che verte sull’analisi dell’interazione tra dialetto, italiano regionale e italiano letterario nelle opere narrative di autori siciliani dagli anni Trenta a oggi. Molti sono stati gli autori – da Brancati a Sciascia o, in tempi più recenti, S. Grasso, E. Dante, G. Torregrossa o C. Cassar Scalia – particolarmente propensi all’ascolto del parlato e alla sua rifunzionalizzazione letteraria. Essi possono essere assunti come rappresentanti e testimoni, socioletterari e sociolinguistici, dell’assestamento e del rimodellamento del panorama delle varietà linguistiche in Sicilia. In particolare, rilevare i diversi usi letterari del dialetto – ora strumento per rappresentare realisticamente le differenze diastratiche, ora elemento funzionale all’espressività o veicolo delle emozioni, o ancora codice identitario per connotare gli usi comunicativi di una comunità urbana – può guidare gli studenti a riconoscere le varietà del proprio repertorio e a riflettere sulle loro funzioni, sul prestigio ad esse attribuite e sugli appropriati contesti d’uso.
Il dialetto d’autore. Guidare la riflessione sulla diatopia siciliana a partire dalla narrativa contemporanea
Daria Motta
2024-01-01
Abstract
Il dialetto è da sempre stato soggetto a forze di segno opposto, che hanno portato a considerarlo il codice da estirpare per la necessaria acquisizione della lingua comune o, al contrario, uno strumento espressivo ed identitario. I contrastanti giudizi dei parlanti sul dialetto e, parallelamente, sull’italiano regionale, plasmano l’ideologia linguistica della comunità e non consentono a molti di guardare alla questione senza pregiudizi. Compito importante di scuola e università deve essere anche quello di fornire agli studenti strumenti analitici adeguati per osservare l’assetto variazionale dell’italiano contemporaneo e per riflettere sul proprio uso senza condizionamenti ideologici. Il contributo che verte sull’analisi dell’interazione tra dialetto, italiano regionale e italiano letterario nelle opere narrative di autori siciliani dagli anni Trenta a oggi. Molti sono stati gli autori – da Brancati a Sciascia o, in tempi più recenti, S. Grasso, E. Dante, G. Torregrossa o C. Cassar Scalia – particolarmente propensi all’ascolto del parlato e alla sua rifunzionalizzazione letteraria. Essi possono essere assunti come rappresentanti e testimoni, socioletterari e sociolinguistici, dell’assestamento e del rimodellamento del panorama delle varietà linguistiche in Sicilia. In particolare, rilevare i diversi usi letterari del dialetto – ora strumento per rappresentare realisticamente le differenze diastratiche, ora elemento funzionale all’espressività o veicolo delle emozioni, o ancora codice identitario per connotare gli usi comunicativi di una comunità urbana – può guidare gli studenti a riconoscere le varietà del proprio repertorio e a riflettere sulle loro funzioni, sul prestigio ad esse attribuite e sugli appropriati contesti d’uso.File | Dimensione | Formato | |
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