Lo scritto costituisce il primo capitolo del terzo volume dell’opera (in quattro volumi) a cura dello stesso A., L’analisi della pubblica amministrazione, nel quale, con il contributo di diversi autori, si propone un modello di analisi – l’approccio sistemico– per lo studio del fenomeno amministrativo pubblico visto nella sua dimensione plurale di species diverse di organizzazioni appartenenti all’unico genus costituito dalle organizzazioni complesse. Dopo avere ribadito le finalità anche prescrittive, oltre che descrittive ed esplicative, dello studio del fenomeno amministrativo, nell’intento di produrre modifiche e aggiustamenti a quelle situazioni, a quei comportamenti, a quei fattori che lo studioso considera come problematici e/o fonte di “disturbo”, nello scritto vengono identificate le parti strategiche del sistema or¬ganizzativo pubblico, la natura della loro interdipendenza, e i processi attivi che, all’interno del sistema, svolgono una funzione connet¬tiva fra le varie parti e ne facilitano il reciproco adattamento. Precisato che l’applicazione della nozione di sistema alle pubbliche amministrazioni impone il ricorso al principio (e al metodo) della causazione multipla in sostituzione di quello della spiegazione mono-causale (proprio, ad esempio, della vecchia tradizione giuridico-formale), il capitolo si concentra sui possibili «elementi» che compongono il sistema distinguendo tra due prospettive come altrettanti “spazi”: quello «fisico» e quello «concettuale». Il primo è quello che intende descrivere l’«architettura» del sistema, e guarda, per questo, alla conformazione esterna degli organi, degli apparati e delle parti che compongono la struttura; il secondo, invece, è quello che vuole individuare le «variabili» che agiscono all’interno di quella struttura, al fine di spiegarne il funzionamento, e guarda, per questo, alle funzioni ed alle attività degli organi e degli apparati. L’attenzione si sposta poi soprattutto su questo secondo versante, allorché l’A. indica le sei essenziali dimensioni organizzative dove individuare le variabili sistemiche, e cioè le dimensioni: strutturale, procedurale, umana, normativa, strumentale, culturale. La loro natura di variabili implica il fatto che gli «elementi» costitutivi del sistema vengano identificati non già in quanto semplici «parti» viste nella loro esclusiva dimensione “architettonica”, bensì in quanto forze che interagiscono le une con le altre in un vorticoso susseguirsi di processi contraddistinti da permanente e reciproco scambio di energie. All’origine ¬¬¬– ma sarebbe meglio dire “al fondo” – di questi processi sta una sorta di “bisogno di sopravvivenza” di ciascun «elemento/forza», talché ognuno di essi è quasi “naturalmente” spinto a “conservarsi” nel proprio status quo, ad evitare, cioè, che la interazione con ogni altro «elemento/forza» alteri le proprie caratteristiche originarie. Detto diversamente, dunque, ognuna di queste «forze» è spinta a funzionare come variabile indipendente, in grado, cioè, di determinare trasformazioni sulle altre «forze» senza doverne subire a propria volta gli analoghi effetti.
ANATOMIA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE COME
D'AMICO, Renato
2007-01-01
Abstract
Lo scritto costituisce il primo capitolo del terzo volume dell’opera (in quattro volumi) a cura dello stesso A., L’analisi della pubblica amministrazione, nel quale, con il contributo di diversi autori, si propone un modello di analisi – l’approccio sistemico– per lo studio del fenomeno amministrativo pubblico visto nella sua dimensione plurale di species diverse di organizzazioni appartenenti all’unico genus costituito dalle organizzazioni complesse. Dopo avere ribadito le finalità anche prescrittive, oltre che descrittive ed esplicative, dello studio del fenomeno amministrativo, nell’intento di produrre modifiche e aggiustamenti a quelle situazioni, a quei comportamenti, a quei fattori che lo studioso considera come problematici e/o fonte di “disturbo”, nello scritto vengono identificate le parti strategiche del sistema or¬ganizzativo pubblico, la natura della loro interdipendenza, e i processi attivi che, all’interno del sistema, svolgono una funzione connet¬tiva fra le varie parti e ne facilitano il reciproco adattamento. Precisato che l’applicazione della nozione di sistema alle pubbliche amministrazioni impone il ricorso al principio (e al metodo) della causazione multipla in sostituzione di quello della spiegazione mono-causale (proprio, ad esempio, della vecchia tradizione giuridico-formale), il capitolo si concentra sui possibili «elementi» che compongono il sistema distinguendo tra due prospettive come altrettanti “spazi”: quello «fisico» e quello «concettuale». Il primo è quello che intende descrivere l’«architettura» del sistema, e guarda, per questo, alla conformazione esterna degli organi, degli apparati e delle parti che compongono la struttura; il secondo, invece, è quello che vuole individuare le «variabili» che agiscono all’interno di quella struttura, al fine di spiegarne il funzionamento, e guarda, per questo, alle funzioni ed alle attività degli organi e degli apparati. L’attenzione si sposta poi soprattutto su questo secondo versante, allorché l’A. indica le sei essenziali dimensioni organizzative dove individuare le variabili sistemiche, e cioè le dimensioni: strutturale, procedurale, umana, normativa, strumentale, culturale. La loro natura di variabili implica il fatto che gli «elementi» costitutivi del sistema vengano identificati non già in quanto semplici «parti» viste nella loro esclusiva dimensione “architettonica”, bensì in quanto forze che interagiscono le une con le altre in un vorticoso susseguirsi di processi contraddistinti da permanente e reciproco scambio di energie. All’origine ¬¬¬– ma sarebbe meglio dire “al fondo” – di questi processi sta una sorta di “bisogno di sopravvivenza” di ciascun «elemento/forza», talché ognuno di essi è quasi “naturalmente” spinto a “conservarsi” nel proprio status quo, ad evitare, cioè, che la interazione con ogni altro «elemento/forza» alteri le proprie caratteristiche originarie. Detto diversamente, dunque, ognuna di queste «forze» è spinta a funzionare come variabile indipendente, in grado, cioè, di determinare trasformazioni sulle altre «forze» senza doverne subire a propria volta gli analoghi effetti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.