In the fields of sociology of deviance and criminology a most central issue still remaining unresolved is that related to the possibility of forming a general theory of deviant behavior. Against the background of an already fully recognized theoretical impasse, the recent guidelines of the modern sociology of deviance and criminology seem designed to determine: whether and to what extent the manifestations of deviant behavior can be attributed to social conditioning, rather than to biological inherited elements; if and to what extent it is possible to say that the former is prevalent, or less so, in comparison with the biological mechanisms of adjustment; and whether and to what extent a social mediation in the structure of every behavioral and instinctive response changes its contents and its possible outcome, adapting the response to the conditions of existence produced by the social system. In the domains of Criminogenesis and Deviant Behavior a turning point has progressively been reached, and is now well established, in the correspondence between some physical-genetic factors and other social factors; also the comparison Nature Vs Nurture has been redefined on the relationship between genetic and environmental framework. The central points of the debate relate essentially to the terms of confrontation about the eternal relevance of the innate structure of the cognitive and behavioral processes, about the limits of the learned capabilities of adaptation to cultural forms and processes, and about what must be considered as innate natural endowment and what can instead be identified as the limits of the processes of socio-educational processes. They recall the relationship between nature and culture, the limits of mutual interference, and their greater or lesser impact on the modeling agency. The objective of this work is to reconstruct some of the essential outlines of the conceptual path along which such contents have been inserted among the institutional themes of the sociological investigation; it also aims at reframing the current questions about the role of culture in orientating the nature-given state in the specific ambit of deviant behavior, in the light of an ever more clear need for interdisciplinary models of explanation.

Negli ambiti della sociologia della devianza e della criminologia il tema irrisolto per eccellenza resta quello legato alla possibilità di delineare una teoria generale del comportamento deviante. Sullo sfondo di un ormai conclamato stallo teorico, gli orientamenti ultimi della moderna sociologia della devianza nonché della criminologia sembrerebbero volti a definire se e in che misura le manifestazioni di comportamenti devianti possano essere ricondotte al condizionamento sociale piuttosto che ai tratti biologici ereditati, se e in che misura sia possibile affermare che il primo sia prevalente o meno rispetto ai meccanismi biologici di adattamento, se e in che misura una mediazione sociale nella struttura di ogni risposta comportamentale-istintuale ne modifichi il contenuto e i possibili esiti adeguandoli alle condizioni di esistenza prodotte dal sistema sociale. Nei domini della criminogenesi e del Deviant Behavior si è progressivamente consolidata una svolta attraverso la corrispondenza tra alcuni fattori costituzionali-genetici e altri fattori di tipo sociale; anche il confronto Nature Vs Nurture è stato ridefinito sulla relazione tra corredo genetico e quadro ambientale. I nodi del dibattito concernono essenzialmente i termini di un confronto eterno sulla rilevanza della struttura innata dei processi cognitivi e comportamentali, sui limiti delle idoneità apprese di adattamento alle forme e ai processi culturali; su cosa debba intendersi per corredo naturale innato e quali invece possano essere identificati come limiti dei processi di condizionamento socio-educativo. Essi richiamano il rapporto tra natura e cultura, i limiti di ingerenza reciproca, la loro maggiore o minore incidenza sul modellamento dell’agire. L’obiettivo di questo lavoro è sia quello di ricostruire alcune delle linee essenziali del percorso concettuale lungo il quale tali contenuti sono stati inseriti tra i temi istituzionali dell’indagine sociologica, sia quello di ricostruire gli interrogativi attuali legati al ruolo della cultura nell’orientare la condizione di natura nello specifico ambito del deviant behavior, alla luce di una sempre più avvertita necessità di interdisciplinarietà dei modelli di spiegazione.

Modelli evolutivi e teoria generale del comportamento deviante

DE FELICE, DEBORAH
2010-01-01

Abstract

In the fields of sociology of deviance and criminology a most central issue still remaining unresolved is that related to the possibility of forming a general theory of deviant behavior. Against the background of an already fully recognized theoretical impasse, the recent guidelines of the modern sociology of deviance and criminology seem designed to determine: whether and to what extent the manifestations of deviant behavior can be attributed to social conditioning, rather than to biological inherited elements; if and to what extent it is possible to say that the former is prevalent, or less so, in comparison with the biological mechanisms of adjustment; and whether and to what extent a social mediation in the structure of every behavioral and instinctive response changes its contents and its possible outcome, adapting the response to the conditions of existence produced by the social system. In the domains of Criminogenesis and Deviant Behavior a turning point has progressively been reached, and is now well established, in the correspondence between some physical-genetic factors and other social factors; also the comparison Nature Vs Nurture has been redefined on the relationship between genetic and environmental framework. The central points of the debate relate essentially to the terms of confrontation about the eternal relevance of the innate structure of the cognitive and behavioral processes, about the limits of the learned capabilities of adaptation to cultural forms and processes, and about what must be considered as innate natural endowment and what can instead be identified as the limits of the processes of socio-educational processes. They recall the relationship between nature and culture, the limits of mutual interference, and their greater or lesser impact on the modeling agency. The objective of this work is to reconstruct some of the essential outlines of the conceptual path along which such contents have been inserted among the institutional themes of the sociological investigation; it also aims at reframing the current questions about the role of culture in orientating the nature-given state in the specific ambit of deviant behavior, in the light of an ever more clear need for interdisciplinary models of explanation.
2010
978-88-568-3374-4
Negli ambiti della sociologia della devianza e della criminologia il tema irrisolto per eccellenza resta quello legato alla possibilità di delineare una teoria generale del comportamento deviante. Sullo sfondo di un ormai conclamato stallo teorico, gli orientamenti ultimi della moderna sociologia della devianza nonché della criminologia sembrerebbero volti a definire se e in che misura le manifestazioni di comportamenti devianti possano essere ricondotte al condizionamento sociale piuttosto che ai tratti biologici ereditati, se e in che misura sia possibile affermare che il primo sia prevalente o meno rispetto ai meccanismi biologici di adattamento, se e in che misura una mediazione sociale nella struttura di ogni risposta comportamentale-istintuale ne modifichi il contenuto e i possibili esiti adeguandoli alle condizioni di esistenza prodotte dal sistema sociale. Nei domini della criminogenesi e del Deviant Behavior si è progressivamente consolidata una svolta attraverso la corrispondenza tra alcuni fattori costituzionali-genetici e altri fattori di tipo sociale; anche il confronto Nature Vs Nurture è stato ridefinito sulla relazione tra corredo genetico e quadro ambientale. I nodi del dibattito concernono essenzialmente i termini di un confronto eterno sulla rilevanza della struttura innata dei processi cognitivi e comportamentali, sui limiti delle idoneità apprese di adattamento alle forme e ai processi culturali; su cosa debba intendersi per corredo naturale innato e quali invece possano essere identificati come limiti dei processi di condizionamento socio-educativo. Essi richiamano il rapporto tra natura e cultura, i limiti di ingerenza reciproca, la loro maggiore o minore incidenza sul modellamento dell’agire. L’obiettivo di questo lavoro è sia quello di ricostruire alcune delle linee essenziali del percorso concettuale lungo il quale tali contenuti sono stati inseriti tra i temi istituzionali dell’indagine sociologica, sia quello di ricostruire gli interrogativi attuali legati al ruolo della cultura nell’orientare la condizione di natura nello specifico ambito del deviant behavior, alla luce di una sempre più avvertita necessità di interdisciplinarietà dei modelli di spiegazione.
Comportamento deviante; Processi decisionali; Determinismo biologico
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/64430
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