Iniziamo da un assunto: fin dall’antichità le reliquie sono state considerate simbolo di intermediazione tra cielo e terra sicché possederle fu l’aspirazione non solo delle gerarchie ecclesiastiche e delle comunità religiose, ma anche delle élite nobiliari che di quel possesso si giovarono per rendere pubblica la volontà divina della predilezione verso un casato, un gruppo, un luogo. Crocevia di materia e simbolo, esse furono così oggetto di istanze e di processi di appropriazione continui da parte di individui e gruppi per ridefinire il proprio essere nel mondo e la propria collocazione sociale. È ovvio che su tutto ciò si stagliano varie questioni storiche: dal ruolo delle élite nobiliari e del loro rapporto con la Chiesa, all’uso delle reliquie come strumento di affermazione di potere e controllo sulle comunità; all’introduzione di nuove devozioni; alle competizioni tra ordini religiosi solo per citarne alcune. Tutte questioni oggetto della recente storiografia e che, però, rimangono campi da esplorare sia per la loro, intrinseca, capacità di attraversare i secoli all’interno dei lignaggi e delle comunità, sia per le ampie connessioni con i molteplici settori della ricerca storica in ordine alla quale si prestano ad una interdisciplinarità mai di forma, ma di sostanza. Ed è da tale prospettiva, appunto, che intendo procedere nella esposizione di questo contributo in cui le reliquie e le logiche che mossero alcuni esponenti dei maggiori casati dell’Isola sia a possederle che a collezionarle, si dipanano dall’età moderna alla contemporanea riunendo istanze di storia politica, di storia religiosa e di storia sociale dell’arte.

Di reliquie e altri tesori dello Spirito: il Sacro nei patrimoni della Nobiltà isolana

Lina Scalisi
2024-01-01

Abstract

Iniziamo da un assunto: fin dall’antichità le reliquie sono state considerate simbolo di intermediazione tra cielo e terra sicché possederle fu l’aspirazione non solo delle gerarchie ecclesiastiche e delle comunità religiose, ma anche delle élite nobiliari che di quel possesso si giovarono per rendere pubblica la volontà divina della predilezione verso un casato, un gruppo, un luogo. Crocevia di materia e simbolo, esse furono così oggetto di istanze e di processi di appropriazione continui da parte di individui e gruppi per ridefinire il proprio essere nel mondo e la propria collocazione sociale. È ovvio che su tutto ciò si stagliano varie questioni storiche: dal ruolo delle élite nobiliari e del loro rapporto con la Chiesa, all’uso delle reliquie come strumento di affermazione di potere e controllo sulle comunità; all’introduzione di nuove devozioni; alle competizioni tra ordini religiosi solo per citarne alcune. Tutte questioni oggetto della recente storiografia e che, però, rimangono campi da esplorare sia per la loro, intrinseca, capacità di attraversare i secoli all’interno dei lignaggi e delle comunità, sia per le ampie connessioni con i molteplici settori della ricerca storica in ordine alla quale si prestano ad una interdisciplinarità mai di forma, ma di sostanza. Ed è da tale prospettiva, appunto, che intendo procedere nella esposizione di questo contributo in cui le reliquie e le logiche che mossero alcuni esponenti dei maggiori casati dell’Isola sia a possederle che a collezionarle, si dipanano dall’età moderna alla contemporanea riunendo istanze di storia politica, di storia religiosa e di storia sociale dell’arte.
2024
978-88-98115-92-1
Elites, reliquie, devozione, sacro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/646609
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