Il ciclo elettorale europeo compreso tra il 1919 e il 1924 offre agli studiosi un punto di vista proficuo innanzitutto nel dibattito sulla continuità o discontinuità dei sistemi politici di fronte alla svolta rappresentata dalla Prima guerra mondiale e dalla democratizzazione in una prospettiva comparata. Ai progressi iniziali in termini di partecipazione di masse fino ad allora escluse e di protagonismo democratico dei partiti di massa seguì il ritorno delle forze conservatrici che provarono a rifondare o restaurare l’“ordine borghese”, recuperando meccanismi parlamentari tradizionali o prediligendo mediazioni e contrattazioni tra gruppi di interesse extraparlamentari. Dal punto di vista dei risultati elettorali, i primi anni Venti non attestarono ancora, nel complesso, l’avanzata delle forze antisistema, così come avverrà negli anni Trenta e, fino al 1924, solo pochi Paesi in Europa (Ungheria, Italia, Spagna) abbandonarono il parlamentarismo liberaldemocratico, basato su elezioni libere e pluripartitiche, e adottarono regimi fascisti o autoritari. Purtuttavia il voto di quei primi anni postbellici, così come la sfiducia nei valori democratici da parte di ampie fasce dei ceti medi e delle stesse classi politiche liberali e conservatrici nonché le caratteristiche della forma partito e della violenta competizione politica, evidenziarono già alcuni fattori che avrebbero delegittimato le democrazie parlamentari, indebolendone la capacità di resistenza alle offensive autoritarie e ai colpi di stato.

La congiuntura elettorale europea nel «lungo» primo dopoguerra (1919-24)

SCHININA
2024-01-01

Abstract

Il ciclo elettorale europeo compreso tra il 1919 e il 1924 offre agli studiosi un punto di vista proficuo innanzitutto nel dibattito sulla continuità o discontinuità dei sistemi politici di fronte alla svolta rappresentata dalla Prima guerra mondiale e dalla democratizzazione in una prospettiva comparata. Ai progressi iniziali in termini di partecipazione di masse fino ad allora escluse e di protagonismo democratico dei partiti di massa seguì il ritorno delle forze conservatrici che provarono a rifondare o restaurare l’“ordine borghese”, recuperando meccanismi parlamentari tradizionali o prediligendo mediazioni e contrattazioni tra gruppi di interesse extraparlamentari. Dal punto di vista dei risultati elettorali, i primi anni Venti non attestarono ancora, nel complesso, l’avanzata delle forze antisistema, così come avverrà negli anni Trenta e, fino al 1924, solo pochi Paesi in Europa (Ungheria, Italia, Spagna) abbandonarono il parlamentarismo liberaldemocratico, basato su elezioni libere e pluripartitiche, e adottarono regimi fascisti o autoritari. Purtuttavia il voto di quei primi anni postbellici, così come la sfiducia nei valori democratici da parte di ampie fasce dei ceti medi e delle stesse classi politiche liberali e conservatrici nonché le caratteristiche della forma partito e della violenta competizione politica, evidenziarono già alcuni fattori che avrebbero delegittimato le democrazie parlamentari, indebolendone la capacità di resistenza alle offensive autoritarie e ai colpi di stato.
2024
978-88-3383-432-0
Elezioni, Italia, Europa, dopoguerra, democratizzazione
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