L’occupazione dei Centri Sociali è un fenomeno di lunga durata sviluppatosi a partire dagli anni Settanta in Italia e in altri Paesi europei. Definiti come “spazi liberati”, grandi edifici vuoti e inutilizzati occupati da gruppi di attivisti/e della sinistra radicale e antagonista per autogestire attività sociali e contro-culturali, i Centri Sociali sono al tempo stesso anche “luoghi del conflitto politico”. Sono, infatti, attori della protesta urbana di scala locale, che denunciano la scarsità di spazi di socialità al di fuori dei circuiti commerciali, si mobilitano contro la ristrutturazione urbana neoliberista orientata al mercato, la speculazione immobiliare, ma anche attori che si esprimono e si mobilitano in altre campagne di protesta di scala regionale, nazionale e transnazionale. In questo capitolo i Centri Sociali saranno inizialmente inquadrati nel più ampio fenomeno delle occupazioni a livello europeo, lo squatting, passando in rassegna la letteratura scientifica e i framework teorici principali. Verrà poi ricostruito e analizzato il caso italiano, prendendo in esame le diverse generazioni succedutesi nel corso dei decenni, sino a individuare e discutere gli ultimi sviluppi che portano i Centri Sociali a evolversi verso spazi sociali non più polivalenti, ma occupati e/o autogestiti con specifiche destinazioni d’uso: studentati, palestre popolari, sportelli legali, mense, ambulatori e consultori popolari ecc. Nuove forme e strategie d’azione che possono essere inquadrate come politica prefigurativa e/o come forme di welfare dal basso oppure autorganizzato e autogestito.
I Centri Sociali e l’evoluzione degli spazi occupati e/o autogestiti
Federica Frazzetta;Gianni Piazza;Giuliana Sorci
2025-01-01
Abstract
L’occupazione dei Centri Sociali è un fenomeno di lunga durata sviluppatosi a partire dagli anni Settanta in Italia e in altri Paesi europei. Definiti come “spazi liberati”, grandi edifici vuoti e inutilizzati occupati da gruppi di attivisti/e della sinistra radicale e antagonista per autogestire attività sociali e contro-culturali, i Centri Sociali sono al tempo stesso anche “luoghi del conflitto politico”. Sono, infatti, attori della protesta urbana di scala locale, che denunciano la scarsità di spazi di socialità al di fuori dei circuiti commerciali, si mobilitano contro la ristrutturazione urbana neoliberista orientata al mercato, la speculazione immobiliare, ma anche attori che si esprimono e si mobilitano in altre campagne di protesta di scala regionale, nazionale e transnazionale. In questo capitolo i Centri Sociali saranno inizialmente inquadrati nel più ampio fenomeno delle occupazioni a livello europeo, lo squatting, passando in rassegna la letteratura scientifica e i framework teorici principali. Verrà poi ricostruito e analizzato il caso italiano, prendendo in esame le diverse generazioni succedutesi nel corso dei decenni, sino a individuare e discutere gli ultimi sviluppi che portano i Centri Sociali a evolversi verso spazi sociali non più polivalenti, ma occupati e/o autogestiti con specifiche destinazioni d’uso: studentati, palestre popolari, sportelli legali, mense, ambulatori e consultori popolari ecc. Nuove forme e strategie d’azione che possono essere inquadrate come politica prefigurativa e/o come forme di welfare dal basso oppure autorganizzato e autogestito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.