Il restauro di palazzo Corvaja, auspicato fin dagli inizi del secolo, viene realizzato dal Soprintendente Armando Dillon fra il 1945 e il 1948, a seguito degli eventi bellici che investono Taormina e il suo patrimonio monumentale. A consuntivo dell’esperienza, nel presentare il complesso delle operazioni realizzate l’autore pone l’accento sull’esito definitivo dell’intervento che ha rivelato la natura composita e pluristratificata della fabbrica, finora considerata, nonostante le manomissioni, come un complesso unitario. Il restauro aderisce solidalmente alla valutazione storiografica che Dillon fornisce dell’edificio e della sua genesi e, come vedremo, risente in modo sensibile del clima in cui è maturata l’attenzione intorno a questo “secondo” Medioevo isolano, venuto alla ribalta dell’attenzione di storici e restauratori tra fine Ottocento e primo Novecento, dopo la grande epopea della riscoperta normanna. All’interno di questo milieu culturale, che inevitabilmente entra in diretto contatto con la sua attività istituzionale, Dillon si ritrova a vivere e ad operare: la frequentazione dei monumenti di Taormina lo porterà ad interessarsi della sua storia, a studiarla, a fornirne una interpretazione.

Palazzo Corvaja a Taormina: il restauro e l’interpretazione di Armando Dillon

VITALE, MARIA
2007-01-01

Abstract

Il restauro di palazzo Corvaja, auspicato fin dagli inizi del secolo, viene realizzato dal Soprintendente Armando Dillon fra il 1945 e il 1948, a seguito degli eventi bellici che investono Taormina e il suo patrimonio monumentale. A consuntivo dell’esperienza, nel presentare il complesso delle operazioni realizzate l’autore pone l’accento sull’esito definitivo dell’intervento che ha rivelato la natura composita e pluristratificata della fabbrica, finora considerata, nonostante le manomissioni, come un complesso unitario. Il restauro aderisce solidalmente alla valutazione storiografica che Dillon fornisce dell’edificio e della sua genesi e, come vedremo, risente in modo sensibile del clima in cui è maturata l’attenzione intorno a questo “secondo” Medioevo isolano, venuto alla ribalta dell’attenzione di storici e restauratori tra fine Ottocento e primo Novecento, dopo la grande epopea della riscoperta normanna. All’interno di questo milieu culturale, che inevitabilmente entra in diretto contatto con la sua attività istituzionale, Dillon si ritrova a vivere e ad operare: la frequentazione dei monumenti di Taormina lo porterà ad interessarsi della sua storia, a studiarla, a fornirne una interpretazione.
2007
978-88-7260-204-1
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/66168
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