Il contributo propone una riflessione sulle istituzioni sanitarie esistenti nella città di Catania tra antico regime e Ottocento; in particolare esso focalizza l'attenzione su uno dei maggiori ospedali cittadini, il San Marco, fondato in età medievale. A differenza di altre istituzioni similari, il San Marco nacque già con intenti sanitari testimoniati dalla precoce presenza di "infermiere" entro l'ospizio che dispensavano medicine ai malati. La ricerca è stata condotta prevalentemente sui "quaderni patologici", grande novità del tempo, che avevano lo scopo di registrare con cura le caratteristiche dei ricoverati accolti (annotando con precisione sesso, provenienza geografica, stato civile, professione, malattia, durata della degenza e cure dispensate). La fisionomia dei ricoverati era estremamente variabile innanzitutto in relazione al sesso: tra le donne l'età media si assestava intorno ai trenta cinque anni; mentre per gli uomini si abbassava a trenta anni con un range dai tre ai novanta anni. Per gli uomini i mestieri più frequenti annotati erano quelli di contadino con il 23%, seguito dai braccianti con il 21% e infine dagli artigiani con il 19%. Più controversa ed esigua la rappresentanza femminile laddove, al di là di mestieri tradizionali come quelli di sarta e lavandaia, cospicua era la presenza di "industriose" cioè donne dedite prevalentemente alla cura familiare e al contempo a piccoli lavori di tessitura in funzione integrativa del reddito domestico. Durante l'Ottocento l'ospedale diventa punto di riferimento non solo per la cittadina etnea ma anche per la popolazione rurale sparsa nei centri agricoli della provincia. L'istituto, infatti, dispensava ai ricoverati accolti al suo interno come a quelli esterni attraverso i propri ambulatori il chinino, farmaco rivoluzionario per la cura della malaria. La patologia più frequente registrata era infatti la cosiddetta anemia palustre, collegata al paludismo esistente nelle coste siciliane, seguita dalle malattie gastroenteriche che rappresentavano la conseguenza nefasta dell'urbanizzazione selvaggia che investì Catania nell'Ottocento. Dalla ricerca emerge, infine, la lenta evoluzione dell'assistenza sanitaria nel corso dei secoli laddove in un primo tempo gli ospedali rappresentavano, come dice lo stesso nome, una forma di ospitalis domus, aperta indifferentemente a poveri e malati, per conoscere in seguito nel corso del XIX secolo una graduale trasformazione in luoghi di cura veri e propri preposti all'accoglienza dei soli malati. Inoltre viene sottolineato lo stretto intreccio di queste vicende con quelle più ampie dell'urbanesimo ottocentesco che poneva in luce la necessità di dotare i nuovi centri di fognature ed acquedotti efficienti tanto che il sapere ospedaliero si sarebbe declinato sempre più in medicina ambientale, svelando così lo stretto rapporto tra saperi e poteri, gli uni funzionali agli altri. Cosicché la nascita e la categoria tutt'altro che neutra dell'igiene pubblica si rivelerà essere nell'Ottocento un elemento fondativo e legittimante dell'azione politica. L'ospedale ottocentesco, però, presenta ancora i limiti propri delle opere pie: preponderanza dell'elemento ecclesiastico rispetto a quello laico-scientifico e difficoltà finanziarie legate alla farraginosa gestione del patrimonio.

Le istituzioni sanitarie a Catania nel XIX secolo: l’ospedale San Marco

CANCIULLO, Giovanna Maria
2008-01-01

Abstract

Il contributo propone una riflessione sulle istituzioni sanitarie esistenti nella città di Catania tra antico regime e Ottocento; in particolare esso focalizza l'attenzione su uno dei maggiori ospedali cittadini, il San Marco, fondato in età medievale. A differenza di altre istituzioni similari, il San Marco nacque già con intenti sanitari testimoniati dalla precoce presenza di "infermiere" entro l'ospizio che dispensavano medicine ai malati. La ricerca è stata condotta prevalentemente sui "quaderni patologici", grande novità del tempo, che avevano lo scopo di registrare con cura le caratteristiche dei ricoverati accolti (annotando con precisione sesso, provenienza geografica, stato civile, professione, malattia, durata della degenza e cure dispensate). La fisionomia dei ricoverati era estremamente variabile innanzitutto in relazione al sesso: tra le donne l'età media si assestava intorno ai trenta cinque anni; mentre per gli uomini si abbassava a trenta anni con un range dai tre ai novanta anni. Per gli uomini i mestieri più frequenti annotati erano quelli di contadino con il 23%, seguito dai braccianti con il 21% e infine dagli artigiani con il 19%. Più controversa ed esigua la rappresentanza femminile laddove, al di là di mestieri tradizionali come quelli di sarta e lavandaia, cospicua era la presenza di "industriose" cioè donne dedite prevalentemente alla cura familiare e al contempo a piccoli lavori di tessitura in funzione integrativa del reddito domestico. Durante l'Ottocento l'ospedale diventa punto di riferimento non solo per la cittadina etnea ma anche per la popolazione rurale sparsa nei centri agricoli della provincia. L'istituto, infatti, dispensava ai ricoverati accolti al suo interno come a quelli esterni attraverso i propri ambulatori il chinino, farmaco rivoluzionario per la cura della malaria. La patologia più frequente registrata era infatti la cosiddetta anemia palustre, collegata al paludismo esistente nelle coste siciliane, seguita dalle malattie gastroenteriche che rappresentavano la conseguenza nefasta dell'urbanizzazione selvaggia che investì Catania nell'Ottocento. Dalla ricerca emerge, infine, la lenta evoluzione dell'assistenza sanitaria nel corso dei secoli laddove in un primo tempo gli ospedali rappresentavano, come dice lo stesso nome, una forma di ospitalis domus, aperta indifferentemente a poveri e malati, per conoscere in seguito nel corso del XIX secolo una graduale trasformazione in luoghi di cura veri e propri preposti all'accoglienza dei soli malati. Inoltre viene sottolineato lo stretto intreccio di queste vicende con quelle più ampie dell'urbanesimo ottocentesco che poneva in luce la necessità di dotare i nuovi centri di fognature ed acquedotti efficienti tanto che il sapere ospedaliero si sarebbe declinato sempre più in medicina ambientale, svelando così lo stretto rapporto tra saperi e poteri, gli uni funzionali agli altri. Cosicché la nascita e la categoria tutt'altro che neutra dell'igiene pubblica si rivelerà essere nell'Ottocento un elemento fondativo e legittimante dell'azione politica. L'ospedale ottocentesco, però, presenta ancora i limiti propri delle opere pie: preponderanza dell'elemento ecclesiastico rispetto a quello laico-scientifico e difficoltà finanziarie legate alla farraginosa gestione del patrimonio.
2008
88-14-14100-2
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Ospedale san Marco-Canciullo.pdf

solo gestori archivio

Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 1.26 MB
Formato Adobe PDF
1.26 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/66338
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact