L’essere umano come è venuto al mondo così se ne andrà. E questo è vero non soltanto per il singolo individuo impegnato nella lotta per la vita ma per umanità tutta. Come è accaduto con molte altre specie prima di noi e come accadrà con altrettante altre dopo di noi, anche Homo sapiens è destinato a finire. La nostra specie può ritardare tale estinzione, rimandarla come appunto è riuscita a fare, ma non potrà mai cancellarla del tutto. La prassi antiprocreativa che sta al centro della prospettiva antinatalista ha come risultato ultimo proprio l’estinzione del genere umano il cui esodo non è più soltanto qualcosa di inevitabile ma di necessario se ci si vuole trattenere un poco di più sulla terra e se si vuole proseguire il nostro lento cammino verso la dissipatio in modo quanto meno doloroso possibile. Le azioni messe in atto dall’umano per resistere al proprio inevitabile crepuscolo sono tali da accelerare la sua dipartita e da condurre a essa con fatica, frustrazione e molta sofferenza. Osservata dal punto di vista della specie che si estingue, la nostra dipartita è un evento tragico; osservata dal punto di vista dell’intero la nostra fine è un fenomeno del tutto indifferente, se non in alcuni casi migliorativo. La natura proseguirà il suo corso senza ‘avvedersi’ di niente e non perché sia sadica, ma perché la morte è il principio che regola il divenire del cosmo e il suo rinnovamento. In questo processo naturale sarà come se non ci fossimo mai stati.

Destinati a finire. Sull'estinzione del genere umano

Sarah Dierna
2025-01-01

Abstract

L’essere umano come è venuto al mondo così se ne andrà. E questo è vero non soltanto per il singolo individuo impegnato nella lotta per la vita ma per umanità tutta. Come è accaduto con molte altre specie prima di noi e come accadrà con altrettante altre dopo di noi, anche Homo sapiens è destinato a finire. La nostra specie può ritardare tale estinzione, rimandarla come appunto è riuscita a fare, ma non potrà mai cancellarla del tutto. La prassi antiprocreativa che sta al centro della prospettiva antinatalista ha come risultato ultimo proprio l’estinzione del genere umano il cui esodo non è più soltanto qualcosa di inevitabile ma di necessario se ci si vuole trattenere un poco di più sulla terra e se si vuole proseguire il nostro lento cammino verso la dissipatio in modo quanto meno doloroso possibile. Le azioni messe in atto dall’umano per resistere al proprio inevitabile crepuscolo sono tali da accelerare la sua dipartita e da condurre a essa con fatica, frustrazione e molta sofferenza. Osservata dal punto di vista della specie che si estingue, la nostra dipartita è un evento tragico; osservata dal punto di vista dell’intero la nostra fine è un fenomeno del tutto indifferente, se non in alcuni casi migliorativo. La natura proseguirà il suo corso senza ‘avvedersi’ di niente e non perché sia sadica, ma perché la morte è il principio che regola il divenire del cosmo e il suo rinnovamento. In questo processo naturale sarà come se non ci fossimo mai stati.
2025
9788849883947
Estinzione, Genere umano, Specie, Tecnologie
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/672031
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