“Colui che ha brandito un’ascia contro la propria moglie è un omicida”: ratto e violenza domestica nelle epistole canoniche di Basilio di Cesarea

The epistolary of Basil of Caesarea constitutes a valuable testimony for the socio-economic, political and religious analysis of certain violent conduct perpetrated against women. In particular, in the canonical letters (188, 199 and 217) the woman is never placed on a plan of parity with the man and her “inferiority” appears directly proportional to her reduced capacity to “resist” sin. The bishop does not align himself with contemporary secular Roman jurisprudence on the subject, but rather conforms to certain conciliar canons and customs rooted in late antique Anatolia, where the woman had to take her adulterous husband back into the home and even expose herself to enormous risks to her physical safety.

L’epistolario di Basilio di Cesarea costituisce una testimonianza preziosa per l’analisi socioeconomica, politica e religiosa di alcune condotte violente attuate ai danni delle donne. In particolare, nelle lettere canoniche (188, 199 e 217) la donna non viene mai posta su un piano paritario rispetto all’uomo e l’“inferiorità” di lei appare direttamente proporzionale alla sua ridotta capacità di “resistere” al peccato. Il vescovo non si allinea alla coeva giurisprudenza romana laica sull’argomento, ma si adegua piuttosto ad alcuni canoni conciliari e a usi radicati nell’Anatolia tardoantica, dove la donna doveva riaccogliere in casa il marito adultero e persino esporsi a rischi enormi per la propria incolumità fisica.