Data l'obsolescenza di una visione del mondo lineare, omeostatica e riduzionista incapace di affrontare l'attuale discontinuità sociale, la lacerazione di un universo stabile di aspettative che segna gli scenari del mondo, questo contributo sostiene il potere euristico del Complex Thinking nella riflessione sulle strategie di integrazione sociale e di coesistenza in un'era di globalizzazione. L’interdipendenza funzionale nelle società moderne funzionalmente differenziate esprime già il senso di una integrazione ‘non piena’. Da un lato, essa è il nuovo fondamento di quel processo che deve consentire la società, assicurando unità dalla differenza, e tuttavia, dall’altro lato, l’interdipendenza funzionale, come rete connettiva di individui sempre più diversi fra loro, non offre nessuna mediazione ai conflitti innescati dalla libertà di scelta, dal moderno pluralismo dei valori e degli interessi, finendo col lasciare di conseguenza intatti anche i problemi della coesione. E ciò è tanto più vero quanto più la società moderna contemporanea appare oggi, in virtù dei frequenti e costanti processi migratori che battono l’Occidente, segnata da profonde differenziazioni culturali. Appare, infatti, ancora più pressante l’interrogativo: possiamo fondare la possibilità dell’integrazione sociale nonché della coesione sulla interdipendenza funzionale e fare a meno di una condivisione anche minima di valori comuni? Il Multiculturalismo normativo pensa di sì. Sorgono, tuttavia, seri dubbi su questa posizione strategica da un punto di vista sociologico ed epistemologico. Se consideriamo, infatti, il problema alla luce del nuovo Paradigma epistemologico della Complessità, e ci si accinge a guardare i sistemi sociali come sistemi complessi, la questione non è così semplice o, come sembra potersi dire, semplicistica. Mantenendoci sul terreno epistemologico della Complessità acquistano maggiore senso il Pluralismo e l’Interculturalismo, già concepiti ad essere sociologicamente più adatti ad evitare quei rischi di una integrazione sociale che coincide con l’assimilazionismo, da un lato, o che sfocia pericolosamente nella balcanizzazione sociale, come sembra essere indotto dal Multiculturalismo normativo, dall’altro.
Sociologia ed Epistemologia della Complessità. Differenziazione culturale e integrazione sociale in tempi di globalizzazione
ROSALIA CONDORELLIPrimo
Writing – Original Draft Preparation
2025-01-01
Abstract
Data l'obsolescenza di una visione del mondo lineare, omeostatica e riduzionista incapace di affrontare l'attuale discontinuità sociale, la lacerazione di un universo stabile di aspettative che segna gli scenari del mondo, questo contributo sostiene il potere euristico del Complex Thinking nella riflessione sulle strategie di integrazione sociale e di coesistenza in un'era di globalizzazione. L’interdipendenza funzionale nelle società moderne funzionalmente differenziate esprime già il senso di una integrazione ‘non piena’. Da un lato, essa è il nuovo fondamento di quel processo che deve consentire la società, assicurando unità dalla differenza, e tuttavia, dall’altro lato, l’interdipendenza funzionale, come rete connettiva di individui sempre più diversi fra loro, non offre nessuna mediazione ai conflitti innescati dalla libertà di scelta, dal moderno pluralismo dei valori e degli interessi, finendo col lasciare di conseguenza intatti anche i problemi della coesione. E ciò è tanto più vero quanto più la società moderna contemporanea appare oggi, in virtù dei frequenti e costanti processi migratori che battono l’Occidente, segnata da profonde differenziazioni culturali. Appare, infatti, ancora più pressante l’interrogativo: possiamo fondare la possibilità dell’integrazione sociale nonché della coesione sulla interdipendenza funzionale e fare a meno di una condivisione anche minima di valori comuni? Il Multiculturalismo normativo pensa di sì. Sorgono, tuttavia, seri dubbi su questa posizione strategica da un punto di vista sociologico ed epistemologico. Se consideriamo, infatti, il problema alla luce del nuovo Paradigma epistemologico della Complessità, e ci si accinge a guardare i sistemi sociali come sistemi complessi, la questione non è così semplice o, come sembra potersi dire, semplicistica. Mantenendoci sul terreno epistemologico della Complessità acquistano maggiore senso il Pluralismo e l’Interculturalismo, già concepiti ad essere sociologicamente più adatti ad evitare quei rischi di una integrazione sociale che coincide con l’assimilazionismo, da un lato, o che sfocia pericolosamente nella balcanizzazione sociale, come sembra essere indotto dal Multiculturalismo normativo, dall’altro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.