Il contributo di Paolina Mulè analizza il valore della cittadinanza attraverso l’educazione democratica deweyana, nonché investiga il ruolo culturale ed istituzionale dell’insegnante, tenendo presente ‘un nuovo paradigma per la formazione dell’insegnante’ nelle scuole americane degli anni ’40, paradigma che, secondo l’Autrice, può essere ripreso come base interpretativa e progettuale anche per la formazione del docente italiano della scuola contemporanea. Emerge inoltre che riflettere su queste tematiche significa porre l’accento su una figura del docente che diventa il protagonista essenziale per determinare una società democratica attraverso la proposizione e la pianificazione di saperi trasversali, ma anche di ‘piattaforme valoriali’ da costruire per formare giovani capaci di mettere in atto atteggiamenti, comportamenti, fondati su principi e valori democratici. In questo senso, riprendendo la visione del ‘paradigma per la formazione dell’insegnante americano’ di Dewey, secondo il quale poggia sul presupposto di fondo che la scuola deve tendere ad impegnare tutte le attività dell’allievo verso fini sociali legati ai principi di democrazia e cittadinanza, introducendo il lavoro, che si apprende il processo stesso della cultura come cooperazione fra gli uomini e come bisogno di azione per soddisfare esigenze di vita. Ne consegue perciò, secondo l’Autrice, chela prospettiva deweyana della scuola come una parte della società porta alla conclusione che la figura dell’insegnante “non è nella scuola per imporre certe idee o per formare certe abitudini nell’allievo ma è lì come un membro della comunità per selezionare le influenze che affliggeranno l’allievo e di assisterlo correttamente nel rispondere a questa influenza”. Con ciò Dewey ha fornito alla formazione dell’insegnante una base concettuale per la sua pratica dell’educazione. In definitiva, l’educazione deve essere prima umana, ove per umana qui s’intende «tendere agli interessi comuni degli uomini in quanto uomini». La scuola americana di allora, ma anche quella italiana di oggi, a dire dell’Autrice, non è conscia della responsabilità sociale dell’educazione perché scarsamente presente nelle situazioni che riguardano i problemi del vivere comune e non è ancora un luogo dove le informazioni e le osservazioni siano, come sosteneva Dewey «calcolate per sviluppare la comprensione e l’interesse sociale» . Centrale diventa perciò la trasformazione della società in ‘una grande comunità’ sostenuta da legami interiori, attraverso attività lavorative in comune che fanno sentire il legame tra gli uomini, creando il carattere morale e lo sviluppo dell’intelligenza. Dal contributo della Mulè si ricava dunque che il docente ha un ruolo centrale per Dewey, in quanto è dalla sua stessa comprensione e sforzi che assiste gli studenti nella ricostruzione della loro esperienza, dello sviluppo dell’intelligenza, facendoli così diventare liberi e adulti indipendenti. Ne consegue che la cittadinanza per il filosofo-pedagogista americano si ha dopo che si è manifestata l’individualità, intesa non come iniziativa e tanto meno come distinzione che ci separa dagli altri e che ci isola dal resto del mondo ponendoci al centro dell’attenzione, ma come un farsi persona-umana associandosi ad altri e sentendosi persona solo per quel tanto che “uno è come associato ad altri”, per quella che è la sua funzione sociale: in un libero scambio di relazioni. Il che trascende sia il mero utilitarismo, sia esso egoistico o altruistico, e mera efficienza materiale del nostro fare, e sia la concezione della cultura come mera vernice personale, poiché il fare dell’uomo non è concepito come un fare semplicemente materiale ma come cultura in quanto acquista un significato, ed il significato, ad un tempo, assume un valore pratico sociale perché viene concepito come parte di un processo d’esperienza intrinsecamente utile. Ecco che il compito precipuo dell’educazione, e perciò dell’insegnante, è quello di lottare per raggiungere uno scopo nel quale l’efficienza sociale e la specifica individualità siano sinonimi invece che antagonisti . Pertanto, nell’ambito del contesto scolastico, i docenti dovrebbero impegnarsi a legare i saperi disciplinari alla trasversalità dei valori, dopo aver interpretato attraverso un approccio critico pedagogico ‘l’interiorità’ del soggetto-persona da educare, allo scopo di regolare il vivere insieme, tenendo cono di principi e valori condivisi all’interno di una comunità, di una società democraticamente intesa.

Il valore della cittadinanza in Dewey. Il ruolo dell'insegnante

MULE', PAOLINA
2005-01-01

Abstract

Il contributo di Paolina Mulè analizza il valore della cittadinanza attraverso l’educazione democratica deweyana, nonché investiga il ruolo culturale ed istituzionale dell’insegnante, tenendo presente ‘un nuovo paradigma per la formazione dell’insegnante’ nelle scuole americane degli anni ’40, paradigma che, secondo l’Autrice, può essere ripreso come base interpretativa e progettuale anche per la formazione del docente italiano della scuola contemporanea. Emerge inoltre che riflettere su queste tematiche significa porre l’accento su una figura del docente che diventa il protagonista essenziale per determinare una società democratica attraverso la proposizione e la pianificazione di saperi trasversali, ma anche di ‘piattaforme valoriali’ da costruire per formare giovani capaci di mettere in atto atteggiamenti, comportamenti, fondati su principi e valori democratici. In questo senso, riprendendo la visione del ‘paradigma per la formazione dell’insegnante americano’ di Dewey, secondo il quale poggia sul presupposto di fondo che la scuola deve tendere ad impegnare tutte le attività dell’allievo verso fini sociali legati ai principi di democrazia e cittadinanza, introducendo il lavoro, che si apprende il processo stesso della cultura come cooperazione fra gli uomini e come bisogno di azione per soddisfare esigenze di vita. Ne consegue perciò, secondo l’Autrice, chela prospettiva deweyana della scuola come una parte della società porta alla conclusione che la figura dell’insegnante “non è nella scuola per imporre certe idee o per formare certe abitudini nell’allievo ma è lì come un membro della comunità per selezionare le influenze che affliggeranno l’allievo e di assisterlo correttamente nel rispondere a questa influenza”. Con ciò Dewey ha fornito alla formazione dell’insegnante una base concettuale per la sua pratica dell’educazione. In definitiva, l’educazione deve essere prima umana, ove per umana qui s’intende «tendere agli interessi comuni degli uomini in quanto uomini». La scuola americana di allora, ma anche quella italiana di oggi, a dire dell’Autrice, non è conscia della responsabilità sociale dell’educazione perché scarsamente presente nelle situazioni che riguardano i problemi del vivere comune e non è ancora un luogo dove le informazioni e le osservazioni siano, come sosteneva Dewey «calcolate per sviluppare la comprensione e l’interesse sociale» . Centrale diventa perciò la trasformazione della società in ‘una grande comunità’ sostenuta da legami interiori, attraverso attività lavorative in comune che fanno sentire il legame tra gli uomini, creando il carattere morale e lo sviluppo dell’intelligenza. Dal contributo della Mulè si ricava dunque che il docente ha un ruolo centrale per Dewey, in quanto è dalla sua stessa comprensione e sforzi che assiste gli studenti nella ricostruzione della loro esperienza, dello sviluppo dell’intelligenza, facendoli così diventare liberi e adulti indipendenti. Ne consegue che la cittadinanza per il filosofo-pedagogista americano si ha dopo che si è manifestata l’individualità, intesa non come iniziativa e tanto meno come distinzione che ci separa dagli altri e che ci isola dal resto del mondo ponendoci al centro dell’attenzione, ma come un farsi persona-umana associandosi ad altri e sentendosi persona solo per quel tanto che “uno è come associato ad altri”, per quella che è la sua funzione sociale: in un libero scambio di relazioni. Il che trascende sia il mero utilitarismo, sia esso egoistico o altruistico, e mera efficienza materiale del nostro fare, e sia la concezione della cultura come mera vernice personale, poiché il fare dell’uomo non è concepito come un fare semplicemente materiale ma come cultura in quanto acquista un significato, ed il significato, ad un tempo, assume un valore pratico sociale perché viene concepito come parte di un processo d’esperienza intrinsecamente utile. Ecco che il compito precipuo dell’educazione, e perciò dell’insegnante, è quello di lottare per raggiungere uno scopo nel quale l’efficienza sociale e la specifica individualità siano sinonimi invece che antagonisti . Pertanto, nell’ambito del contesto scolastico, i docenti dovrebbero impegnarsi a legare i saperi disciplinari alla trasversalità dei valori, dopo aver interpretato attraverso un approccio critico pedagogico ‘l’interiorità’ del soggetto-persona da educare, allo scopo di regolare il vivere insieme, tenendo cono di principi e valori condivisi all’interno di una comunità, di una società democraticamente intesa.
2005
88-498-1581-6
Scuola; Cittadinanza; Docente
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.11769/68667
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